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Austin Chant QUOTES

46 " Cosa gli aveva detto Ernest? Ti è piaciuto quando Uncino ha provato a farti del male.
Ma quelle parole non erano del tutto esatte: gli era piaciuto anche quando Uncino non aveva cercato di fargli male. E non era stata la minaccia della violenza a catturare la sua attenzione. Era stato il modo in cui Uncino gli era andato incontro quando aveva iniziato a raccontare storie di guerra e violenza, eccitato quanto Peter all’idea di combattere e fare piani. Era stata la maniera in cui gli aveva concesso la sua più totale attenzione, la forza piena della sua crudeltà, senza preoccuparsi neanche per un attimo se Peter sarebbe riuscito a tenergli testa.
Ecco: tutti gli altri, nella migliore delle ipotesi, avevano cercato di seguirlo e, alla peggio, avevano tentato di fermarlo o di cambiarlo. Uncino, invece, gli aveva tenuto testa, non aveva mai cercato di proteggerlo, aveva sempre fatto del suo peggio. Ecco cosa lo faceva sentire tanto bene.
Peter si spinse le mani contro gli occhi pensando che quelle idee dovevano essere sbagliate. Sembravano sbagliate. Ma quella sensazione era troppo forte per poterla ignorare.
Quando poi era stato davvero male, quando l’aveva trovato a soffrire per la morte di Campanellino, Uncino era cambiato così rapidamente da sembrare un’altra persona – aveva lasciato stare i loro giochi di guerra senza pensarci un attimo, aveva sofferto con Peter, era stato gentile con lui. Peter si abbracciò le ginocchia mentre cercava di capire cosa volesse dire tutto quello che era successo "

Austin Chant , Peter Darling

49 " Sei stato tu a salvarmi per primo sparando al kraken. Non mi devi nulla.”
Uncino rispose con una piccola risata: “Non essere modesto. Un uomo sa bene quando è in debito con qualcuno.” Si tirò su anche lui girandosi verso Peter. “Forse questo ci metterà alla pari.”
Peter alzò la testa. I capelli d’Uncino erano tutti spettinati e lo facevano sembrare un leone. I suoi occhi sembravano incredibilmente chiari e tutta l’ironia e l’apparente ilarità erano scomparse dalla sua bocca.
Prese il mento di Peter nella mano stringendolo con dita ruvide ma gentili e lo baciò.
Il mondo divenne di colpo silenzioso anche se il corpo di Peter faceva un rumore tremendo. La carezza delle dita d’Uncino sotto al suo mento gli faceva battere forte il cuore, la sua gola era diventata bollente e le spalle erano tese. Gli sembrava di non riuscire a fare altro che inspirare, come se volesse assorbire Uncino con ogni respiro. Le labbra che lo stavano baciando erano secche e sapevano di sale e vino dolce. Il suo corpo odorava di polvere da sparo e di mare e sembrava essere ovunque mentre si avvicinava sempre di più spostandosi sulle foglie. Uncino mise l’altro braccio intorno alla vita di Peter e poggiò l’uncino di metallo fra le sue scapole.
Peter affondò le dita nel suolo per cercare di trovare un sostegno mentre Uncino lo stringeva sempre più forte. Sotto la spinta gentile di quel bacio, aveva tirato la testa un po’ indietro fermandosi appena prima di farli ricadere entrambi sul terreno. Sentiva un caldo terribile lungo tutto il corpo, dalla punta dei piedi a quella delle dita. La sua pelle sembrava coperta di formiche e non desiderava altro che d’essere toccato, anche se quel desiderio lo scioccava.
La sua camicia era bagnata di sudore e la sua pelle era una tela bianca che non aspettava altro che essere coperta d’inchiostro e il tocco d’Uncino l’avrebbe macchiata per sempre. Era troppo e troppo all’improvviso. Si tirò rapidamente indietro, afferrò un coltello da uno stivale piazzandolo fra i loro corpi. Non voleva trasformare quel gesto in una minaccia, ma aveva bisogno di mettere della distanza dove non ce n’era più alcuna.
Uncino lo guardò con un’aria un po’ perplessa e la bocca leggermente rosa.
“Che c’è?” chiese. “Forse ti ho frainteso?”
“No,” disse Peter piano. “Ma io… Io non ho mai…”
Uncino gli accarezzò il viso facendo scorrere i polpastrelli lungo la sua mandibola e Peter fece un respiro profondo e tremante. Uncino lo guardava come se fosse una specie di gioiello, o qualcosa di prezioso.
“Che giovane orgoglioso e insolente. "

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52 " Prendi tutto ciò che vuoi,” gli disse senza fiato, “È quello che hai sempre fatto. Prendi tutto me stesso.”
“Fallo ancora,” disse Peter. Chiuse gli occhi quando Uncino, invece d’obbedire, gli passò la lingua sul punto che aveva appena morso. Quel gesto scatenò una sensazione di delizioso dolore in tutto il suo corpo e lo lasciò silenzioso e tremante. Uncino lo morse di nuovo e tutto il suo corpo si tese mentre un piccolo gemito gli rimase incastrato in gola. Quella sensazione era troppo forte, simile a quella che aveva provato a volte sdraiato sulla sabbia e con le onde che gli accarezzavano il corpo.
Restò sdraiato ad ansimare mentre Uncino gli mise una mano nei pantaloni e accarezzò con le sue dita ruvide le parti più delicate del suo corpo. Una specie di fuoco, appuntito come un ago, lo aveva invaso e pensò d’essere sul punto d’esplodere o di farsi in mille pezzi. Era una sensazione talmente bella e insopportabile che lo fece urlare di piacere. Uncino lo teneva spinto contro il terreno e aveva poggiato una mano nel punto in cui il cuore di Peter batteva all’impazzata e lui non poté far altro che afferrargli la schiena e stringergli i capelli fra le mani mentre cercava di respirare senza avere mai abbastanza aria.
Il picco di quella sensazione lo colpì come un coltello – caldo, devastante – e poi sembrò rompersi all’improvviso facendolo ricadere dentro la sua stessa pelle con i muscoli che tremavano e la bocca che gemeva piano mentre Uncino ancora lo baciava.
“Peter,” mormorò.
Ma Peter non riusciva a parlare. Non s’era mai sentito tanto sporco o così vicino alla sua stessa pelle. Niente, in tutto il tempo che aveva passato fra la sporcizia della foresta o fra il sangue e il sudore della caccia, l’aveva mai raggiunto tanto in profondità. Si teneva stretto al petto d’Uncino e lo sentiva respirare profondamente con il corpo ancora teso e come sospeso per l’eccitazione.
Peter avrebbe voluto allungare una mano per toccarlo a sua volta, ma aveva paura dell’intensità di quella sensazione. Riusciva già a immaginare di guardarlo negli occhi mentre veniva travolto dai sensi, consapevole che sarebbe stata la sua mano a scatenare quella reazione. Un fremito di desiderio gli attraversò il corpo "

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53 " È sempre così?” chiese.
“Che vuoi dire?”
“Non è la prima volta per te.” Odiava quella nota di vulnerabilità che sentiva nella sua voce perché lo lasciava allo scoperto, incerto su cosa dovesse provare in quel momento, senza sapere come due persone potessero essere tanto vicine senza rompersi in mille pezzi. “Ci si sente sempre così… spaventati?”
“Oh,” rispose Uncino. “Sì.” L’abbracciò di nuovo. “Non senti come batte il mio cuore? Pensavo che facesse una gran confusione.”
Peter toccò con la punta delle dita il punto che pulsava nella gola d’Uncino: batteva forte quanto il suo. Rise dolcemente. Facendo attenzione, adesso, riusciva a percepire la tensione nei punti in cui il corpo d’Uncino incontrava il suo ed era una tensione fragile ed erotica.
Sentendosi in colpa, si rese conto d’aver permesso a Uncino di concentrarsi interamente su di lui e che le sensazioni che aveva provato erano state così forti da non avergli lasciato quasi il tempo di ricambiare le sue attenzioni. Forse non ne sapeva molto, ma di una cosa era certo: quei gesti avrebbero dovuto essere corrisposti. Cercando d’ignorare la sua incertezza, fece scorrere le dita lungo il torace e l’addome di Uncino fino a…
Uncino gli prese la mano. “Non ce n’è bisogno,” disse. Spostò gentilmente la mano di Peter.
“Ma… non è giusto.”
“Perché no?”
“Perché io non… Tu non…”
“Sono perfettamente soddisfatto,” disse Uncino. “Da quando sei tornato sull’isola non ho desiderato altro che poterti mettere le mani addosso. Davvero.”
Peter si leccò le labbra. “Ma se io volessi toccarti?”
“Be’…” Uncino aveva l’aria di non aver neanche pensato alla possibilità che il desiderio di Peter fosse forte quanto il suo. Tremò e gli lasciò andare la mano prima di sfiorargli di nuovo una guancia. “Allora non ti direi mai di no. "

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54 " Mi ricordo e non voglio farlo. Voglio soltanto stare qui con te e scordare tutto il resto.”
“Io non voglio più dimenticare,” disse James. “Mai più.” Continuava a ripetere quelle parole come un mantra o una preghiera. “Mai più. Me ne sono ricordato adesso solo perché erano anni – ma quanti? – che non provavo nulla di così vero. Non ricordavo più cosa volesse dire essere guardato. Toccato. Cosa volesse dire parlare con qualcuno. Siamo stati rinchiusi qui, circondati da fantasmi.”
“Smettila,” disse Peter a metà fra l’ira e la supplica. “Stai rovinando tutto.”
James sembrò finalmente capire che Peter era arrabbiato con lui; lo guardò con le lacrime che gli rigavano le guance. “Peter,” disse, “Sono stato qui da solo e senza nulla. Tu sei l’unica cosa bella, l’unica cosa vera, che mi sia capitata in tutto questo tempo. Sei l’unico ad avermi chiamato per nome.” Gli strinse la mano con dita tremanti. “Dobbiamo andare via da qui. Subito. Prima che l’isola ci faccia dimenticare di nuovo.”
“No!” Peter si staccò dalla sua presa cercando di mettersi in piedi, indietreggiando come se James potesse infettarlo con quei pensieri. “Non m’importa nulla se questo posto non è vero,” disse. “Per me lo è abbastanza. Ed è un posto migliore. È tutto quello che ho. Io voglio… Voglio restare qui fino alla mia morte.”
James era scioccato. “Che stai dicendo? Che tipo di vita pensi di poter avere qui?”
“Sarò Peter Pan. Per sempre.” Sarebbe stato abbastanza. Doveva essere abbastanza. Avrebbe potuto dimenticare anche James un giorno. “Sarò come le fate.”
“Quello che dici non ha senso e lo sai benissimo,” disse James alzandosi in piedi su gambe tremanti. “Vieni via con me. Ti prego.” Allungò una mano.
“Tu vai pure se vuoi,” disse con la voce più fredda possibile. “Io resto qui.”
Volò via prima che James potesse fermarlo "

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55 " Da quanto tempo sono qui?”
“Da molti anni,” rispose. “Se non fosse stato per lui, avrebbe potuto diventare un’eternità.”
James si sentì stringere il cuore, anche se forse quel senso di costrizione era dovuto alla fatica. Sì, grazie a lui, certo non grazie a te. Dov’è Peter? Non intendo andarmene senza di lui.”
La regina sembrava perplessa, anche se indovinare le emozioni di una libellula non era affatto facile. “E se lui dovesse decidere di restare?”
“Non lo farà.”
“La scelta è sua. Se resti ancora ad aspettarlo, rischierai di perdere di nuovo te stesso.”
James tentò di fare una smorfia anche se il suo viso sembrava congelato. “Non fingere d’essere preoccupata,” sibilò. “Se avessi davvero voluto aiutarmi, avresti smesso di creare questa maledetta tempesta per farmelo ritrovare senza prima morire congelato.”
La risata della regina era dissonante e fastidiosa e gli fece tremare i denti. “Oh, James,” disse, “Ma questa tempesta è la sua.”
James spalancò la bocca e la richiuse in fretta.
“Certo,” disse alla fine. “Avrei dovuto capirlo subito.”
Si sentiva svuotato. Aveva davvero pensato che quella tempesta che stava cercando in ogni modo di tenerlo lontano da Peter fosse stata creata dall’isola, o dalle fate o da qualche altra forza magica e crudele.
E invece era stato proprio Peter – Peter stava cercando di tenerlo lontano o forse stava soltanto sfogando la sua rabbia contro il mondo, senza pensare a cosa sarebbe potuto succedere a James.
“Non ti sei mai accorto che ogni suo sorriso fa spuntare il sole?” Aggiunse la regina. “Era un altro dei desideri che aveva da bambino.”
James rise a fatica. “E io invece non ho desiderato mai nient’altro che una ciurma di pirati.”
“Le sue storie sono molto più ardite delle tue.”
“Non posso lasciarlo qui.”
“Quanto a lungo pensi di poter restare attaccato ai tuoi ricordi?” Chiese la regina. “Ti dimenticherai tutto. Come sempre, non riuscirai a resistere alla tentazione.” Gli atterrò sulle mani; di colpo erano diventate calde, il freddo dimenticato e i tagli lasciati dalle rocce della scogliera erano scomparsi. James si disse che sarebbe stato inutile, e probabilmente fatale, schiacciarla fra le mani. “Dovresti andare via subito,” gli disse, “Finché sei ancora in tempo.”
L’idea di andare via senza Peter lo dilaniava, ma anche il pensiero di perdersi di nuovo gli era intollerabile. Avrebbe continuato a vagabondare alla ricerca di Peter fino a dimenticarne la ragione e senza mai riuscire a ritornare a quella vita che aveva quasi già perso "

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57 " Mio caro Peter,
Vorrei scriverti un intero romanzo, ma mi stai facendo morire assiderato e quindi non ho molto tempo.
Mi piace credere d’aver capito il motivo della tua fuga, perché anche io ho fatto lo stesso un tempo. Amavo un uomo che è morto in guerra dopo che avevo riposto in lui ogni speranza d’essere felice. Ero disperatamente solo. Sono tornato sull’Isola Che-non-c’è perché non riuscivo a immaginare nessun posto più felice di questo ed è qui che ho perduto me stesso. Qualsiasi trattamento tu abbia ricevuto dalla tua famiglia, deve averti causato lo stesso dolore che io ho provato in quel momento. Mi dispiace. Non so cosa significhi per te sapere d’avere la mia comprensione, ma posso assicurarti che ce l’hai. Non sopporto l’idea di saperti disperato. Se potessi, farei tutto il possibile per renderti di nuovo felice.
Immagino non abbia senso fare i timidi in una lettera come questa. Io ti adoro. Adoro le tue storie. E vorrei avere l’occasione di poterti adorare nel modo reale, qualsiasi cosa siamo lì fuori, se me lo lascerai fare. Non voglio che tu resti qui, non solo perché ti amo, ma perché mi hai salvato la vita, che ti piaccia o no – e non posso tollerare il pensiero di scappare via lasciandoti intrappolato qui. In verità, sono un egoista. Voglio stare con te. Voglio che tu venga via insieme a me e giuro su Dio che se lo farai, ti darò qualsiasi casa mi sia rimasta nel mondo reale.
Sono sempre venuto sull’isola via mare, dal nord dell’Isola del Pellicano. Se vai in quella direzione e continui a navigare verso l’orizzonte, vedrai l’Inghilterra a sinistra del sole. Vai sempre dritto verso di lei e arriverai a un piccolo cottage vicino a un fiume. Spero d’essere lì ad aspettarti.
Ti prego, smettila di fare lo sciocco e vieni a cercarmi. Devo ricostruire tante cose, e vorrei farlo insieme a te "

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58 " Adesso non è più tanto male, no?” Disse Peter. “E comunque, non l’ho fatto apposta.”
“In tutta onestà, se fossi stato al tuo posto, anche io avrei scatenato una tempesta.” James lo baciò e la sua barba gli grattò leggermente una guancia. “E poi, per dirla tutta, trovo questo tuo tratto drammatico davvero incantevole.”
La sua mano era tornata calda ormai, ma Peter non riusciva a lasciarla andare.
“Ho una casa piuttosto bella,” disse James, “O almeno, spero di averla ancora. È in un bosco – ho sempre preferito la solitudine. Penso che ti piacerà.”
“Sembra perfetta,” disse Peter. Chiuse gli occhi sentendo nell’aria la domanda che James stava per fargli. “Voglio venire con te. Ho soltanto paura di svegliarmi e ritrovarmi con la mia famiglia invece che insieme a te.”
James gli accarezzò la fronte con un dito e gli spinse un ricciolo di capelli dietro l’orecchio. “Non ti lascerò andare dalle mie braccia finché non sarai al sicuro davanti alla mia porta. E se il vento proverà a portarti via, dovrà prendere anche me e combatteremo insieme per tornare indietro. Che ne dici?”
Peter fece un respiro profondo inalando il profumo dell’Isola Che-non-c’è dentro i suoi polmoni: era il suo stesso odore, quello del ragazzo che aveva scoperto di essere tanti anni prima. Quel profumo gli dava forza. Se dieci anni non erano riusciti a fargli dimenticare la sua vera natura, allora nulla l’avrebbe fatto.
E adesso James era con lui, e lo stringeva forte a sé.
“Va bene,” disse.
James lo prese per la vita con un braccio e afferrò il remo a sinistra della scialuppa. “Vogliamo provarci allora?” gli chiese. “Vogliamo vedere come andrà a finire?”
“Sì,” disse Peter e prese con la mano l’altro remo "

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60 " Sei davvero tu."
Peter annuì perché aveva un nodo in gola e non riusciva a parlare anche se aveva mille domande da fargli. Accarezzò esitando il torace di James attraverso le pieghe delicate della sua giacca da camera e gli sentì il cuore battere velocemente, come se fosse nervoso sotto le sue dita. Avevano entrambi paura, pensò, così esposti l’uno davanti all’altro. Entrambi presenti, scarmigliati – veri.
Era ovvio che Uncino era stato per James quello che Pan era stato per Peter: una creatura più coraggiosa, più fantastica, meno spaventata o sola. Il sogno di qualcuno in un mondo diverso. Ma James adesso era un uomo normale a cui piacevano gli stessi ridicoli vestiti e sul suo volto Peter riusciva a leggere tutta la cautela e la temperanza che doveva aver gettato al vento per diventare il re di tutti i pirati. Era perfetto. Peter strinse fra le dita la seta della giacca, con il cuore impazzito, stordito d’amore e di paura.
Non sapeva cosa vedesse in lui James che intanto lo stava studiando in silenzio e con gli occhi pieni di meraviglia. Ma poi James gli sorrise – un sorriso lento, senza domande, pieno d’amore – e Peter rispose al suo sorriso. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lasciò andare la giacca di James per poterle asciugare sentendosi allo stesso tempo imbarazzato e incredibilmente felice.
James si schiarì la voce e gli accarezzò il bacino. Si mise a sedere facendo pressione con una gamba sul fianco di Peter, e allungò una mano per prendere un paio d’occhiali da un tavolino.
E starnutì. Quel piccolo movimento aveva scatenato una tempesta di polvere che li avvolse per un attimo. Peter mise velocemente la testa fuori dalla finestra cominciando a tossire; James fece lo stesso e lo raggiunse al davanzale mentre cercava di ripulire gli occhiali da molti anni di polvere. “Accidenti,” riuscì a dire, fra uno starnuto e l’altro. “Immagino che nessuno si sia occupato delle pulizie in tutto questo tempo. Ti ho portato in un posto disastrato.”
“Non fa niente,” disse Peter. La sua voce lo sorprese; era più alta di come la ricordava, più sofisticata.
James si mise gli occhiali sul naso sorridendo. Le lenti gli davano un aspetto un po’ ansioso.
Aveva ancora soltanto una mano; l’altro suo braccio terminava con il polso. Colse Peter che lo guardava con curiosità. “Da ragazzo,” disse timidamente, “Era più eccitante immaginare d’avere un uncino che una protesi.”
“Allora era vero: non sono stato io a tagliarti la mano.”
“No, a meno che tu non abbia combinato qualcosa in combutta con il grembo di mia madre,” disse James facendolo ridere "

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