Peter annuì perché aveva un nodo in gola e non riusciva a parlare anche se aveva mille domande da fargli. Accarezzò esitando il torace di James attraverso le pieghe delicate della sua giacca da camera e gli sentì il cuore battere velocemente, come se fosse nervoso sotto le sue dita. Avevano entrambi paura, pensò, così esposti l’uno davanti all’altro. Entrambi presenti, scarmigliati – veri.
Era ovvio che Uncino era stato per James quello che Pan era stato per Peter: una creatura più coraggiosa, più fantastica, meno spaventata o sola. Il sogno di qualcuno in un mondo diverso. Ma James adesso era un uomo normale a cui piacevano gli stessi ridicoli vestiti e sul suo volto Peter riusciva a leggere tutta la cautela e la temperanza che doveva aver gettato al vento per diventare il re di tutti i pirati. Era perfetto. Peter strinse fra le dita la seta della giacca, con il cuore impazzito, stordito d’amore e di paura.
Non sapeva cosa vedesse in lui James che intanto lo stava studiando in silenzio e con gli occhi pieni di meraviglia. Ma poi James gli sorrise – un sorriso lento, senza domande, pieno d’amore – e Peter rispose al suo sorriso. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lasciò andare la giacca di James per poterle asciugare sentendosi allo stesso tempo imbarazzato e incredibilmente felice.
James si schiarì la voce e gli accarezzò il bacino. Si mise a sedere facendo pressione con una gamba sul fianco di Peter, e allungò una mano per prendere un paio d’occhiali da un tavolino.
E starnutì. Quel piccolo movimento aveva scatenato una tempesta di polvere che li avvolse per un attimo. Peter mise velocemente la testa fuori dalla finestra cominciando a tossire; James fece lo stesso e lo raggiunse al davanzale mentre cercava di ripulire gli occhiali da molti anni di polvere. “Accidenti,” riuscì a dire, fra uno starnuto e l’altro. “Immagino che nessuno si sia occupato delle pulizie in tutto questo tempo. Ti ho portato in un posto disastrato.”
“Non fa niente,” disse Peter. La sua voce lo sorprese; era più alta di come la ricordava, più sofisticata.
James si mise gli occhiali sul naso sorridendo. Le lenti gli davano un aspetto un po’ ansioso.
Aveva ancora soltanto una mano; l’altro suo braccio terminava con il polso. Colse Peter che lo guardava con curiosità. “Da ragazzo,” disse timidamente, “Era più eccitante immaginare d’avere un uncino che una protesi.”
“Allora era vero: non sono stato io a tagliarti la mano.”
“No, a meno che tu non abbia combinato qualcosa in combutta con il grembo di mia madre,” disse James facendolo ridere"/>

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" Sei davvero tu."
Peter annuì perché aveva un nodo in gola e non riusciva a parlare anche se aveva mille domande da fargli. Accarezzò esitando il torace di James attraverso le pieghe delicate della sua giacca da camera e gli sentì il cuore battere velocemente, come se fosse nervoso sotto le sue dita. Avevano entrambi paura, pensò, così esposti l’uno davanti all’altro. Entrambi presenti, scarmigliati – veri.
Era ovvio che Uncino era stato per James quello che Pan era stato per Peter: una creatura più coraggiosa, più fantastica, meno spaventata o sola. Il sogno di qualcuno in un mondo diverso. Ma James adesso era un uomo normale a cui piacevano gli stessi ridicoli vestiti e sul suo volto Peter riusciva a leggere tutta la cautela e la temperanza che doveva aver gettato al vento per diventare il re di tutti i pirati. Era perfetto. Peter strinse fra le dita la seta della giacca, con il cuore impazzito, stordito d’amore e di paura.
Non sapeva cosa vedesse in lui James che intanto lo stava studiando in silenzio e con gli occhi pieni di meraviglia. Ma poi James gli sorrise – un sorriso lento, senza domande, pieno d’amore – e Peter rispose al suo sorriso. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lasciò andare la giacca di James per poterle asciugare sentendosi allo stesso tempo imbarazzato e incredibilmente felice.
James si schiarì la voce e gli accarezzò il bacino. Si mise a sedere facendo pressione con una gamba sul fianco di Peter, e allungò una mano per prendere un paio d’occhiali da un tavolino.
E starnutì. Quel piccolo movimento aveva scatenato una tempesta di polvere che li avvolse per un attimo. Peter mise velocemente la testa fuori dalla finestra cominciando a tossire; James fece lo stesso e lo raggiunse al davanzale mentre cercava di ripulire gli occhiali da molti anni di polvere. “Accidenti,” riuscì a dire, fra uno starnuto e l’altro. “Immagino che nessuno si sia occupato delle pulizie in tutto questo tempo. Ti ho portato in un posto disastrato.”
“Non fa niente,” disse Peter. La sua voce lo sorprese; era più alta di come la ricordava, più sofisticata.
James si mise gli occhiali sul naso sorridendo. Le lenti gli davano un aspetto un po’ ansioso.
Aveva ancora soltanto una mano; l’altro suo braccio terminava con il polso. Colse Peter che lo guardava con curiosità. “Da ragazzo,” disse timidamente, “Era più eccitante immaginare d’avere un uncino che una protesi.”
“Allora era vero: non sono stato io a tagliarti la mano.”
“No, a meno che tu non abbia combinato qualcosa in combutta con il grembo di mia madre,” disse James facendolo ridere "

Austin Chant , Peter Darling


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Austin Chant quote : Sei davvero tu.Peter annuì perché aveva un nodo in gola e non riusciva a parlare anche se aveva mille domande da fargli. Accarezzò esitando il torace di James attraverso le pieghe delicate della sua giacca da camera e gli sentì il cuore battere velocemente, come se fosse nervoso sotto le sue dita. Avevano entrambi paura, pensò, così esposti l’uno davanti all’altro. Entrambi presenti, scarmigliati – veri.
Era ovvio che Uncino era stato per James quello che Pan era stato per Peter: una creatura più coraggiosa, più fantastica, meno spaventata o sola. Il sogno di qualcuno in un mondo diverso. Ma James adesso era un uomo normale a cui piacevano gli stessi ridicoli vestiti e sul suo volto Peter riusciva a leggere tutta la cautela e la temperanza che doveva aver gettato al vento per diventare il re di tutti i pirati. Era perfetto. Peter strinse fra le dita la seta della giacca, con il cuore impazzito, stordito d’amore e di paura.
Non sapeva cosa vedesse in lui James che intanto lo stava studiando in silenzio e con gli occhi pieni di meraviglia. Ma poi James gli sorrise – un sorriso lento, senza domande, pieno d’amore – e Peter rispose al suo sorriso. Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lasciò andare la giacca di James per poterle asciugare sentendosi allo stesso tempo imbarazzato e incredibilmente felice.
James si schiarì la voce e gli accarezzò il bacino. Si mise a sedere facendo pressione con una gamba sul fianco di Peter, e allungò una mano per prendere un paio d’occhiali da un tavolino.
E starnutì. Quel piccolo movimento aveva scatenato una tempesta di polvere che li avvolse per un attimo. Peter mise velocemente la testa fuori dalla finestra cominciando a tossire; James fece lo stesso e lo raggiunse al davanzale mentre cercava di ripulire gli occhiali da molti anni di polvere. “Accidenti,” riuscì a dire, fra uno starnuto e l’altro. “Immagino che nessuno si sia occupato delle pulizie in tutto questo tempo. Ti ho portato in un posto disastrato.”
“Non fa niente,” disse Peter. La sua voce lo sorprese; era più alta di come la ricordava, più sofisticata.
James si mise gli occhiali sul naso sorridendo. Le lenti gli davano un aspetto un po’ ansioso.
Aveva ancora soltanto una mano; l’altro suo braccio terminava con il polso. Colse Peter che lo guardava con curiosità. “Da ragazzo,” disse timidamente, “Era più eccitante immaginare d’avere un uncino che una protesi.”
“Allora era vero: non sono stato io a tagliarti la mano.”
“No, a meno che tu non abbia combinato qualcosa in combutta con il grembo di mia madre,” disse James facendolo ridere" style="width:100%;margin:20px 0;"/>