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21 " Tutti i bambini perdevano le proprie fate crescendo. Peter l’aveva sempre saputo, ma, come per tante altre cose, lui era sembrato essere un’eccezione a quella regola. Era stato avvolto dalla magia, fortunato in tutto, più forte, coraggioso e sveglio di ogni altro ragazzo. La fata sulla sua spalla aveva solo enfatizzato il suo potere sul mondo, la sua eterna giovinezza.Adesso, mentre cullava fra le dita tutto quello che restava di Campanellino, si sentiva indifeso, incapace di tornare ad avere una delle poche cose che aveva mai veramente amato "
― Austin Chant , Peter Darling
22 " Sei riuscito a rompere uno dei miei giocattoli.”Estrasse la sua spada.“È meglio morire che essere il giocattolo di qualcuno,” rispose Peter cinicamente. Tutta la sua rabbia s’era consumata nel momento stesso in cui aveva affondato il pugnale nel petto di Samuel ed era stata sostituita da qualcosa di più brutto, una specie di lutto all’idea ormai inevitabile che l’unico modo d’andare avanti sarebbe stato uccidere qualcun altro. Sapeva che intanto Ernest era steso, sanguinante, dietro di lui e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvargli la vita.“Potrei dire la stessa cosa del ragazzo che ho ucciso,” sibilò Uncino. “In fondo cos’era per te, se non una pedina?”“No, con lui era diverso.”“Davvero?” Uncino avanzò furtivamente, come una tigre che s’avvicina alla sua preda. Peter notò che il braccio, stanco e dolorante, tremava sotto il peso della sua spada.Le ferite di Peter, invece, quasi non gli facevano male; l’urgenza del momento e la polvere di fata avevano affilato il suo corpo in un oggetto pronto da usare. Uncino intanto continuava a parlare, probabilmente nel tentativo di distrarlo dalla lotta. “E dimmi, Pan, in che maniera era diverso?”“I Ragazzi Smarriti non sono miei,” rispose Peter. “E tu hai ucciso Soffietto mentre dormivo. Io, invece, ho ucciso il tuo uomo di fronte a te.”“Un gesto davvero nobile "
23 " Non c’era più nulla che poteva fermare Peter dall’affondare lo sperone nella gola d’Uncino, ma il suo corpo rifiutava ancora di muoversi. Non avrebbe avuto problemi a farlo nel mezzo d’una battaglia, ma non adesso, che la scelta era soltanto sua. Mentre Uncino lo guardava, invitandolo a colpirlo, Peter non poté fare a meno d’immaginare cosa sarebbe successo se l’avesse veramente ucciso. Il sangue, il silenzio, le ombre che lo avrebbero circondato in tutta la sua solitudine. Immaginò gli occhi blu d’Uncino senza vita e ripensò allo sguardo vuoto e spento di Soffietto. Un’ondata di nausea gli invase il corpo.Non voleva uccidere più nessuno. Peggio ancora, non voleva vedere Uncino morto. Mentre il tempo passava, cercò di convincersi che quella era la cosa giusta da fare, ma la sola idea lo sconvolgeva con una sensazione sempre crescente d’orrore. Pensò a Uncino scomparso, com’era successo a Campanellino, cancellato dal mondo, introvabile.Che mondo vuoto sarebbe stato "
24 " Il suo istinto non causava che distruzione e lui non voleva veder distrutto il suo più acerrimo nemico.Non voleva che Uncino morisse.Si alzò meccanicamente, lasciando cadere la roccia per terra. Uncino si rimise in piedi e osservò Peter per un attimo con il viso nascosto dall’ombra.Poi, senza dargli alcuna possibilità di reagire, fece un passo avanti e colpì Peter con tutta la sua forza facendolo cadere nuovamente per terra.Era come essere colpiti da un asse di legno: Peter si raggomitolò su sé stesso, scioccato da quel gesto. Gli ci volle qualche secondo per reagire e afferrare di nuovo la roccia, pronto a contrattaccare. Ma Uncino intanto s’era voltato ed era chiaramente disinteressato ad approfittare di quel vantaggio. Si piegò per raccogliere il fiammifero.“Quello era per Samuel.” Disse.E Peter che aveva appena sfiorato la roccia con le dita, si fermò.Si abbracciò le ginocchia con le braccia e rimase a guardare la schiena d’Uncino che stava osservando la caverna illuminata dal fiammifero invece di girarsi di nuovo verso di lui.“Gli volevi bene?” chiese. Non sapeva perché volesse saperlo, anzi forse non lo voleva affatto, ma quelle parole gli erano sfuggite di bocca prima ancora di poterci riflettere.Uncino ridacchiò piano. Era un suono strano, amaro. “Immagino di sì,” rispose. “Eravamo amanti.”Peter spalancò la bocca, ma si rese conto di non avere nulla da dire "
25 " Peter s’alzò in piedi con l’impressione di voler fare qualcosa – qualsiasi cosa – per chiedergli scusa. Ma che cosa avrebbe mai potuto dire? Mi dispiace, non credevo che avesse alcuna importanza per te?E poi perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa quand’era stato Uncino a uccidere per primo Soffietto e ad aver cercato di eliminare gli altri? Era arrabbiato con sé stesso per quella sua stupida reazione e perché non riusciva a smettere di sentirsi così "
26 " L’Isola Che-non-c’è è diversa,” mormorò. “Non è più come la ricordavo da bambino. Non è più… divertente.”“È quello che succede quando si cresce: le cose cambiano.” Uncino sembrava stranamente comprensivo. “Si cominciano a vedere i difetti in qualsiasi cosa, inclusi sé stessi. "
27 " Mi sento meglio,” disse in maniera un po’ sospettosa. “Mi hai dato l’antidoto. Perché me lo chiedi?”“Perché mi sono addormentato mentre facevo la guardia e mi sono svegliato con te che stavi per morire.” Gli rispose con un tono falsamente lieve per cercare di nascondere l’allarme che aveva provato nel sentirlo urlare nel sonno e scoprirlo tutto sudato e tremante. In quel momento aveva pensato che se qualcosa fosse andato storto – se la fialetta d’antidoto si fosse rotta durante una delle loro zuffe – Pan sarebbe morto e sarebbe stata soltanto colpa sua.Accidenti, non avrebbe dovuto essere contento di un risultato del genere? Non era forse compito di Pan quello di tentare di sopravvivere a ogni suo tentativo di ucciderlo?Ma in fondo cosa importava di chi era la colpa, ormai? Pan stava male e Uncino non voleva che soffrisse.Pan sembrava confuso quanto lui. “Che divertimento ci sarebbe se tu morissi proprio adesso?” Gli chiese. “Pensi davvero che io voglia passare il resto della mia breve vita a vagare da solo per queste caverne?”“No,” ammise Pan. “Sarebbe veramente noioso.”“Noioso e probabilmente fatale. Una combinazione terribile "
28 " Avevi l’aria di non dormire troppo bene,” disse, “Stavi sognando?”Pan si fece piccolo piccolo raccogliendosi nelle spalle e Uncino vide una breccia aprirsi nella sua espressione. Pan si raccolse le ginocchia fra le braccia come faceva sempre quando voleva difendersi da qualcosa. “Sì,” disse brevemente senza avere alcuna intenzione di collaborare.“Raccontami,” disse Uncino e sollevò le sopracciglia quando Pan lo guardò in malo modo. “Perché no?”“Perché lo useresti contro di me.” Rispose Pan.“Dammi un po’ di fiducia, no? Finora sono riuscito a terrorizzarti con successo anche senza avere accesso ai tuoi incubi.”“Ma non vuol dire che non ne approfitteresti comunque,” rispose Pan anche se non sembrava più molto convinto.“Ho sempre pensato che i nemici siano le persone ideali con cui condividere i propri segreti. Se devi dirli a qualcuno, allora perché non dirli a qualcuno attento a tutte le tue debolezze per poterne approfittare?”“Non ha alcun senso.”“Sto cercando delle scuse per te,” disse Uncino perdendo un po’ la pazienza. “Sembri il tipo che si chiude a riccio senza avere una buona scusa. Puoi parlarmene oppure no. La scelta è soltanto tua. "
29 " Cosa gli aveva detto Ernest? Ti è piaciuto quando Uncino ha provato a farti del male.Ma quelle parole non erano del tutto esatte: gli era piaciuto anche quando Uncino non aveva cercato di fargli male. E non era stata la minaccia della violenza a catturare la sua attenzione. Era stato il modo in cui Uncino gli era andato incontro quando aveva iniziato a raccontare storie di guerra e violenza, eccitato quanto Peter all’idea di combattere e fare piani. Era stata la maniera in cui gli aveva concesso la sua più totale attenzione, la forza piena della sua crudeltà, senza preoccuparsi neanche per un attimo se Peter sarebbe riuscito a tenergli testa.Ecco: tutti gli altri, nella migliore delle ipotesi, avevano cercato di seguirlo e, alla peggio, avevano tentato di fermarlo o di cambiarlo. Uncino, invece, gli aveva tenuto testa, non aveva mai cercato di proteggerlo, aveva sempre fatto del suo peggio. Ecco cosa lo faceva sentire tanto bene.Peter si spinse le mani contro gli occhi pensando che quelle idee dovevano essere sbagliate. Sembravano sbagliate. Ma quella sensazione era troppo forte per poterla ignorare.Quando poi era stato davvero male, quando l’aveva trovato a soffrire per la morte di Campanellino, Uncino era cambiato così rapidamente da sembrare un’altra persona – aveva lasciato stare i loro giochi di guerra senza pensarci un attimo, aveva sofferto con Peter, era stato gentile con lui. Peter si abbracciò le ginocchia mentre cercava di capire cosa volesse dire tutto quello che era successo "
30 " Siamo sempre stati io e te. Quei ragazzi, la mia ciurma – non gli importa nulla dell’isola o del mare o di nessun altro campo di battaglia. Questa è la nostra guerra.”“È vero,” disse Peter.“Abbiamo ancora bisogno di loro?” chiese Uncino. “Abbiamo bisogno di questi soldati così poco desiderosi di combattere le nostre battaglie? O forse dovremmo occuparcene io e te da soli?”Peter lo guardò attraverso il tavolo. “Che vuoi dire?” Ci siamo, pensò. Che si sentisse pronto o meno, quello era il motivo per cui aveva accettato l’invito.“Voglio dire,” cominciò Uncino, “Che forse potremmo trovare un modo diverso per appianare le nostre divergenze. "
31 " Pan,” disse Uncino, “Mi hai salvato la vita.”Peter non sapeva bene cosa dire. Aveva salvato Uncino così istintivamente e senza pensarci su che stava appena cominciando a rendersi conto d’averlo fatto. Non si era preoccupato di nulla in quel momento, se non di proteggerlo.Cercò di pensare a una ragione plausibile – o piuttosto a una scusa, non al vero motivo, che conosceva già fin troppo bene.“Ti dovevo salvare.” Disse alla fine. “Se tu fossi morto, non sarei stato io a sconfiggerti.”Uncino fece una piccola risata. “La tua ossessione mi onora, Pan. E la condivido.”“Ossessione?”“Non è forse così che si dice, quando due uomini non riescono a pensare che l’uno all’altro?”Peter rimase immobile e sentì le sue orecchie diventare rosse per ciò che implicavano quelle parole. Uncino lo sa, pensò. Sapeva esattamente quello che aveva provato Peter quando l’aveva spinto per terra.Restò seduto e incapace di spiccicare una parola. Per un po’ nessuno dei due disse nulla e quando gli urli del kraken scomparvero in lontananza, non rimase altro suono a parte il fruscio delle foglie.“Grazie,” disse Uncino alla fine. “Forse avrei dovuto cominciare con quello "
32 " Sei stato tu a salvarmi per primo sparando al kraken. Non mi devi nulla.”Uncino rispose con una piccola risata: “Non essere modesto. Un uomo sa bene quando è in debito con qualcuno.” Si tirò su anche lui girandosi verso Peter. “Forse questo ci metterà alla pari.”Peter alzò la testa. I capelli d’Uncino erano tutti spettinati e lo facevano sembrare un leone. I suoi occhi sembravano incredibilmente chiari e tutta l’ironia e l’apparente ilarità erano scomparse dalla sua bocca.Prese il mento di Peter nella mano stringendolo con dita ruvide ma gentili e lo baciò.Il mondo divenne di colpo silenzioso anche se il corpo di Peter faceva un rumore tremendo. La carezza delle dita d’Uncino sotto al suo mento gli faceva battere forte il cuore, la sua gola era diventata bollente e le spalle erano tese. Gli sembrava di non riuscire a fare altro che inspirare, come se volesse assorbire Uncino con ogni respiro. Le labbra che lo stavano baciando erano secche e sapevano di sale e vino dolce. Il suo corpo odorava di polvere da sparo e di mare e sembrava essere ovunque mentre si avvicinava sempre di più spostandosi sulle foglie. Uncino mise l’altro braccio intorno alla vita di Peter e poggiò l’uncino di metallo fra le sue scapole.Peter affondò le dita nel suolo per cercare di trovare un sostegno mentre Uncino lo stringeva sempre più forte. Sotto la spinta gentile di quel bacio, aveva tirato la testa un po’ indietro fermandosi appena prima di farli ricadere entrambi sul terreno. Sentiva un caldo terribile lungo tutto il corpo, dalla punta dei piedi a quella delle dita. La sua pelle sembrava coperta di formiche e non desiderava altro che d’essere toccato, anche se quel desiderio lo scioccava.La sua camicia era bagnata di sudore e la sua pelle era una tela bianca che non aspettava altro che essere coperta d’inchiostro e il tocco d’Uncino l’avrebbe macchiata per sempre. Era troppo e troppo all’improvviso. Si tirò rapidamente indietro, afferrò un coltello da uno stivale piazzandolo fra i loro corpi. Non voleva trasformare quel gesto in una minaccia, ma aveva bisogno di mettere della distanza dove non ce n’era più alcuna.Uncino lo guardò con un’aria un po’ perplessa e la bocca leggermente rosa.“Che c’è?” chiese. “Forse ti ho frainteso?”“No,” disse Peter piano. “Ma io… Io non ho mai…”Uncino gli accarezzò il viso facendo scorrere i polpastrelli lungo la sua mandibola e Peter fece un respiro profondo e tremante. Uncino lo guardava come se fosse una specie di gioiello, o qualcosa di prezioso.“Che giovane orgoglioso e insolente. "
33 " Peter tremò sentendo la nota d’affetto nella sua voce. La sua presa sul coltello era incerta e aveva paura, più paura di quanta ne avesse mai avuta prima in vita sua, ma era una specie di timore affamato, un desiderio pieno d’anticipazione. E Uncino sicuramente riusciva a vederlo sul suo volto perché i suoi occhi blu lo stavano studiando e Peter non riusciva a distogliere lo sguardo.Si morse un labbro cercando di trovare le parole per spiegare la guerra che era scoppiata nel suo cuore.“Non so cosa questo faccia di me,” disse alla fine.Uncino rise gentilmente. “Fa di te qualsiasi cosa tu voglia.” Gli spinse un ricciolo dietro un orecchio e Peter sentì delle piccole scintille scoppiare lungo la linea tracciata dalle sue dita. “Una volta mi hai detto di essere gioventù e gioia.”Peter sorrise timidamente, sentendosi fragile e incerto. “L’ho inventato perché ti dava fastidio quando ti dicevo che eri vecchio.”“Ah, certo. E quindi, Pan, cosa sei? Uno spirito? Un principe? O forse un uomo che ha paura di assecondare i propri desideri?”Peter sentì la verità sulla sua lingua, ma non avrebbe mai potuto dirla e persino pensarla gli era difficile. Si sentiva vuoto, ma anche attaccato al proprio corpo come non s’era mai sentito prima, e totalmente consapevole dei suoi sensi e dei punti in cui i loro corpi si toccavano "
34 " Uncino…” cominciò a dire.“Peter,” rispose Uncino, “Baciami.”Peter deglutì e poggiò la punta del coltello contro il petto d’Uncino spingendo un po’, come per fare una prova.Gli occhi d’Uncino brillavano di una luce quasi giocosa. Piegò le dita intorno alla nuca di Peter. “Oppure, se preferisci, possiamo continuare a tentare di ucciderci a vicenda.”Si fece avanti all’improvviso, come se volesse immolarsi sul pugnale di Peter, e lui, prima ancora di capire quello che stava facendo, mosse la lama da un lato. Vide il sorriso d’Uncino appena prima che il suo volto fosse troppo vicino al suo per essere riconoscibile. Le loro bocche s’incontrarono di nuovo mentre Uncino lo stringeva fra le braccia.Peter gli afferrò la giacca fra le mani per rimanere in equilibrio e strinse forte gli occhi ansimando quando sentì la lingua d’Uncino sfiorargli le labbra. Il fatto che Peter stringesse ancora il coltello fra le mani non sembrava preoccuparlo e spinse con una mano lo stomaco di Peter che nel frattempo era diventato caldo e cominciò ad accarezzarlo con le dita. Il cuore di Peter gli batteva forte nelle orecchie e pulsava così violentemente da non riuscire a capire come mai non gli fosse ancora saltato fuori dal petto. "
35 " Prendi tutto ciò che vuoi,” gli disse senza fiato, “È quello che hai sempre fatto. Prendi tutto me stesso.”“Fallo ancora,” disse Peter. Chiuse gli occhi quando Uncino, invece d’obbedire, gli passò la lingua sul punto che aveva appena morso. Quel gesto scatenò una sensazione di delizioso dolore in tutto il suo corpo e lo lasciò silenzioso e tremante. Uncino lo morse di nuovo e tutto il suo corpo si tese mentre un piccolo gemito gli rimase incastrato in gola. Quella sensazione era troppo forte, simile a quella che aveva provato a volte sdraiato sulla sabbia e con le onde che gli accarezzavano il corpo.Restò sdraiato ad ansimare mentre Uncino gli mise una mano nei pantaloni e accarezzò con le sue dita ruvide le parti più delicate del suo corpo. Una specie di fuoco, appuntito come un ago, lo aveva invaso e pensò d’essere sul punto d’esplodere o di farsi in mille pezzi. Era una sensazione talmente bella e insopportabile che lo fece urlare di piacere. Uncino lo teneva spinto contro il terreno e aveva poggiato una mano nel punto in cui il cuore di Peter batteva all’impazzata e lui non poté far altro che afferrargli la schiena e stringergli i capelli fra le mani mentre cercava di respirare senza avere mai abbastanza aria.Il picco di quella sensazione lo colpì come un coltello – caldo, devastante – e poi sembrò rompersi all’improvviso facendolo ricadere dentro la sua stessa pelle con i muscoli che tremavano e la bocca che gemeva piano mentre Uncino ancora lo baciava.“Peter,” mormorò.Ma Peter non riusciva a parlare. Non s’era mai sentito tanto sporco o così vicino alla sua stessa pelle. Niente, in tutto il tempo che aveva passato fra la sporcizia della foresta o fra il sangue e il sudore della caccia, l’aveva mai raggiunto tanto in profondità. Si teneva stretto al petto d’Uncino e lo sentiva respirare profondamente con il corpo ancora teso e come sospeso per l’eccitazione.Peter avrebbe voluto allungare una mano per toccarlo a sua volta, ma aveva paura dell’intensità di quella sensazione. Riusciva già a immaginare di guardarlo negli occhi mentre veniva travolto dai sensi, consapevole che sarebbe stata la sua mano a scatenare quella reazione. Un fremito di desiderio gli attraversò il corpo "
36 " È sempre così?” chiese.“Che vuoi dire?”“Non è la prima volta per te.” Odiava quella nota di vulnerabilità che sentiva nella sua voce perché lo lasciava allo scoperto, incerto su cosa dovesse provare in quel momento, senza sapere come due persone potessero essere tanto vicine senza rompersi in mille pezzi. “Ci si sente sempre così… spaventati?”“Oh,” rispose Uncino. “Sì.” L’abbracciò di nuovo. “Non senti come batte il mio cuore? Pensavo che facesse una gran confusione.”Peter toccò con la punta delle dita il punto che pulsava nella gola d’Uncino: batteva forte quanto il suo. Rise dolcemente. Facendo attenzione, adesso, riusciva a percepire la tensione nei punti in cui il corpo d’Uncino incontrava il suo ed era una tensione fragile ed erotica.Sentendosi in colpa, si rese conto d’aver permesso a Uncino di concentrarsi interamente su di lui e che le sensazioni che aveva provato erano state così forti da non avergli lasciato quasi il tempo di ricambiare le sue attenzioni. Forse non ne sapeva molto, ma di una cosa era certo: quei gesti avrebbero dovuto essere corrisposti. Cercando d’ignorare la sua incertezza, fece scorrere le dita lungo il torace e l’addome di Uncino fino a…Uncino gli prese la mano. “Non ce n’è bisogno,” disse. Spostò gentilmente la mano di Peter.“Ma… non è giusto.”“Perché no?”“Perché io non… Tu non…”“Sono perfettamente soddisfatto,” disse Uncino. “Da quando sei tornato sull’isola non ho desiderato altro che poterti mettere le mani addosso. Davvero.”Peter si leccò le labbra. “Ma se io volessi toccarti?”“Be’…” Uncino aveva l’aria di non aver neanche pensato alla possibilità che il desiderio di Peter fosse forte quanto il suo. Tremò e gli lasciò andare la mano prima di sfiorargli di nuovo una guancia. “Allora non ti direi mai di no. "
37 " Mi ricordo e non voglio farlo. Voglio soltanto stare qui con te e scordare tutto il resto.”“Io non voglio più dimenticare,” disse James. “Mai più.” Continuava a ripetere quelle parole come un mantra o una preghiera. “Mai più. Me ne sono ricordato adesso solo perché erano anni – ma quanti? – che non provavo nulla di così vero. Non ricordavo più cosa volesse dire essere guardato. Toccato. Cosa volesse dire parlare con qualcuno. Siamo stati rinchiusi qui, circondati da fantasmi.”“Smettila,” disse Peter a metà fra l’ira e la supplica. “Stai rovinando tutto.”James sembrò finalmente capire che Peter era arrabbiato con lui; lo guardò con le lacrime che gli rigavano le guance. “Peter,” disse, “Sono stato qui da solo e senza nulla. Tu sei l’unica cosa bella, l’unica cosa vera, che mi sia capitata in tutto questo tempo. Sei l’unico ad avermi chiamato per nome.” Gli strinse la mano con dita tremanti. “Dobbiamo andare via da qui. Subito. Prima che l’isola ci faccia dimenticare di nuovo.”“No!” Peter si staccò dalla sua presa cercando di mettersi in piedi, indietreggiando come se James potesse infettarlo con quei pensieri. “Non m’importa nulla se questo posto non è vero,” disse. “Per me lo è abbastanza. Ed è un posto migliore. È tutto quello che ho. Io voglio… Voglio restare qui fino alla mia morte.”James era scioccato. “Che stai dicendo? Che tipo di vita pensi di poter avere qui?”“Sarò Peter Pan. Per sempre.” Sarebbe stato abbastanza. Doveva essere abbastanza. Avrebbe potuto dimenticare anche James un giorno. “Sarò come le fate.”“Quello che dici non ha senso e lo sai benissimo,” disse James alzandosi in piedi su gambe tremanti. “Vieni via con me. Ti prego.” Allungò una mano.“Tu vai pure se vuoi,” disse con la voce più fredda possibile. “Io resto qui.”Volò via prima che James potesse fermarlo "
38 " Da quanto tempo sono qui?”“Da molti anni,” rispose. “Se non fosse stato per lui, avrebbe potuto diventare un’eternità.”James si sentì stringere il cuore, anche se forse quel senso di costrizione era dovuto alla fatica. Sì, grazie a lui, certo non grazie a te. Dov’è Peter? Non intendo andarmene senza di lui.”La regina sembrava perplessa, anche se indovinare le emozioni di una libellula non era affatto facile. “E se lui dovesse decidere di restare?”“Non lo farà.”“La scelta è sua. Se resti ancora ad aspettarlo, rischierai di perdere di nuovo te stesso.”James tentò di fare una smorfia anche se il suo viso sembrava congelato. “Non fingere d’essere preoccupata,” sibilò. “Se avessi davvero voluto aiutarmi, avresti smesso di creare questa maledetta tempesta per farmelo ritrovare senza prima morire congelato.”La risata della regina era dissonante e fastidiosa e gli fece tremare i denti. “Oh, James,” disse, “Ma questa tempesta è la sua.”James spalancò la bocca e la richiuse in fretta.“Certo,” disse alla fine. “Avrei dovuto capirlo subito.”Si sentiva svuotato. Aveva davvero pensato che quella tempesta che stava cercando in ogni modo di tenerlo lontano da Peter fosse stata creata dall’isola, o dalle fate o da qualche altra forza magica e crudele.E invece era stato proprio Peter – Peter stava cercando di tenerlo lontano o forse stava soltanto sfogando la sua rabbia contro il mondo, senza pensare a cosa sarebbe potuto succedere a James.“Non ti sei mai accorto che ogni suo sorriso fa spuntare il sole?” Aggiunse la regina. “Era un altro dei desideri che aveva da bambino.”James rise a fatica. “E io invece non ho desiderato mai nient’altro che una ciurma di pirati.”“Le sue storie sono molto più ardite delle tue.”“Non posso lasciarlo qui.”“Quanto a lungo pensi di poter restare attaccato ai tuoi ricordi?” Chiese la regina. “Ti dimenticherai tutto. Come sempre, non riuscirai a resistere alla tentazione.” Gli atterrò sulle mani; di colpo erano diventate calde, il freddo dimenticato e i tagli lasciati dalle rocce della scogliera erano scomparsi. James si disse che sarebbe stato inutile, e probabilmente fatale, schiacciarla fra le mani. “Dovresti andare via subito,” gli disse, “Finché sei ancora in tempo.”L’idea di andare via senza Peter lo dilaniava, ma anche il pensiero di perdersi di nuovo gli era intollerabile. Avrebbe continuato a vagabondare alla ricerca di Peter fino a dimenticarne la ragione e senza mai riuscire a ritornare a quella vita che aveva quasi già perso "
39 " Vorrei dirgli così tante cose,” disse James a bassa voce. “È scappato prima di darmene l’occasione.”La regina sospirò e si alzò in volo lasciandosi dietro una scia di polvere di fata. “Allora digliele,” disse, “Sono certa che troverai un modo. "
40 " Mio caro Peter,Vorrei scriverti un intero romanzo, ma mi stai facendo morire assiderato e quindi non ho molto tempo.Mi piace credere d’aver capito il motivo della tua fuga, perché anche io ho fatto lo stesso un tempo. Amavo un uomo che è morto in guerra dopo che avevo riposto in lui ogni speranza d’essere felice. Ero disperatamente solo. Sono tornato sull’Isola Che-non-c’è perché non riuscivo a immaginare nessun posto più felice di questo ed è qui che ho perduto me stesso. Qualsiasi trattamento tu abbia ricevuto dalla tua famiglia, deve averti causato lo stesso dolore che io ho provato in quel momento. Mi dispiace. Non so cosa significhi per te sapere d’avere la mia comprensione, ma posso assicurarti che ce l’hai. Non sopporto l’idea di saperti disperato. Se potessi, farei tutto il possibile per renderti di nuovo felice.Immagino non abbia senso fare i timidi in una lettera come questa. Io ti adoro. Adoro le tue storie. E vorrei avere l’occasione di poterti adorare nel modo reale, qualsiasi cosa siamo lì fuori, se me lo lascerai fare. Non voglio che tu resti qui, non solo perché ti amo, ma perché mi hai salvato la vita, che ti piaccia o no – e non posso tollerare il pensiero di scappare via lasciandoti intrappolato qui. In verità, sono un egoista. Voglio stare con te. Voglio che tu venga via insieme a me e giuro su Dio che se lo farai, ti darò qualsiasi casa mi sia rimasta nel mondo reale.Sono sempre venuto sull’isola via mare, dal nord dell’Isola del Pellicano. Se vai in quella direzione e continui a navigare verso l’orizzonte, vedrai l’Inghilterra a sinistra del sole. Vai sempre dritto verso di lei e arriverai a un piccolo cottage vicino a un fiume. Spero d’essere lì ad aspettarti.Ti prego, smettila di fare lo sciocco e vieni a cercarmi. Devo ricostruire tante cose, e vorrei farlo insieme a te "