Home > Work > Bullet (Blue Boy #1)
1 " «Fatto una buona ripresa?» L’altro si appoggiò alla parete piastrellata con un pigro sorrisetto compiaciuto. «Diavolo, sì. Avevo Theo nella stanza dei pesi. Amico, l’ho talmente martellato che non riuscirà a stare seduto per una settimana.» «Già, anch’io ci sono andato pesante con Zeb.» Levi ingoiò il disgusto che provava e recitò la propria parte alla perfezione. Da molto tempo, ormai, aveva imparato che la vita era molto più semplice se diceva quello che gli altri si aspettavano da lui "
― Garrett Leigh , Bullet (Blue Boy #1)
2 " «Solo che?» Silenzio. Levi non sapeva come concludere quella frase e Jon lo sapeva. Cosa avrebbe potuto dirgli? Che aveva paura? Giusto, perché quello sarebbe stato il modo più rapido per distruggere la reputazione che si era duramente guadagnato, ovvero di essere uno fra i top più spietati di tutto il settore. In quel mondo esisteva un certo modo di dire che recitava: “Non sei una vera star finché non hai preso tutti i centimetri di cazzo che hai dato”. Non gliene fregava niente dei complimenti, ma del denaro sì, era costretto. E se non avesse dato agli spettatori ciò che volevano, presto o tardi i soldi sarebbero finiti "
3 " «Hai girato qualcosa, oggi?» «Sì.» Con uno scatto degno di un gatto, il ballerino balzò oltre lo schienale della poltrona ormai vuota di Jon e si lasciò scivolare sul cuscino. «Un merdoso filmetto di seghe con Jay e Nico. Diavolo, era così forzato, cazzo.» «Perché lo fai, allora?» sbottò lui. Irrazionalmente, sentiva il dovere di difendere la professione che aveva iniziato a detestare. «Pensavo fossi soltanto un ballerino.» «Soltanto un ballerino?» ritorse Sonny. «Io non mi limito a essere soltanto qualcosa, stronzo. E forse dovresti rispondere alla tua stessa domanda. Sei tu che ti tormenti per una scena di sesso passivo che, chiaramente, non vuoi girare. Forse dovresti preoccuparti più di te stesso che di me. Sembra che tu stia per ricevere un assaggio della tua stessa medicina.» "
4 " «Per la precisione, cos’è che pensi che io non sia in grado di affrontare?» L’altro scrollò le spalle. «Sei un top egoista. Per te un passivo non è altro che un bel pezzo di culo, un buco da sfondare per soldi. Ti sei mai fermato a pensare alla persona che strapazzi sul set?» Lui rispose con un verso di derisione, senza riuscire a trattenersi. «Siete voi twink a chiedere quella merda.» «Già, perché ci pagano per quello, è ciò che il pubblico vuole. Questo non significa che ci piaccia sempre. Lo hai mai chiesto? Ti è mai interessato?» «Cosa ti rende tanto informato su di me?» «Ho visto il modo in cui lavori. Gli altri twink potranno anche pensare che sei uno stallone, io però credo tu sia uno stronzo. Non ho paura di te. Farò il video, ma se credi che ti permetterò di maltrattarmi come hai fatto con Diego la scorsa settimana, ti sbagli.» Anche se Levi era sorpreso per l’astio che sentiva nella voce di Sonny, sapeva che quella critica non era del tutto infondata. Il ragazzino aveva ragione ad accusarlo di non fermarsi mai a pensare alla persona attaccata al culo che stava fottendo. Per Levi, quello era lo scopo del porno: non si trattava di niente di personale. Per lui era davvero soltanto un lavoro. «Già, bene. Non sforzarti troppo per colpa mia. Qui dentro è pieno di bottom che sarebbero felici di prendere il tuo posto.» «Vero,» replicò il ballerino. «Ma non me lo perderei per niente al mondo. Fidati, non importa quello che dice Jon, Rex ti si sbatterà a morte. E io mi godrò ogni strillo che uscirà da quella tua bocca arrogante.» "
5 " «Mi piace anche leggere fra le righe. Ogni video ha una sua storia, Levi, perfino i tuoi. Soprattutto i tuoi. Sei tutto silenzioso e stoico finché non cominci a scoparti qualcuno. Poi, è come se un velo ti calasse sugli occhi, come se cercassi sollievo o roba del genere.» «Sollievo da cosa?» L’altro fece spallucce. «Soltanto tu lo sai ed è questo il punto. La maggior parte di noi diventa qualcun altro sullo schermo, perfino nelle scene non scritte, ma tu no. Tu reciti le battute, ma l’unica persona da cui ti nascondi è te stesso.» "
6 " «Beh, potrà sembrarti buffo, ma sono stanco morto.» Sonny fece per uscire dall’auto. Si bloccò con la mano sulla portiera. «Se cambi idea, il mio appartamento è il numero ventiquattro.» «Idea su cosa?» L’altro scosse la testa. «Se vuoi liberarti di ciò che ti tormenta. Non devi stare per forza da solo. Non so perché cazzo mi interessi, ma è così. Mi trovi qui, se cambi idea.» Sgusciò fuori dal veicolo e si allontanò prima che lui potesse formulare una risposta. "
7 " «Respira. Svanirà, promesso.» Lui scosse la testa. Non voleva che diminuisse, che calasse fino a sparire. Il dolore gli piaceva, ne aveva bisogno. «Voglio sentirti.» In qualche modo, l’altro capì ciò che intendeva, ciò che desiderava. Portò le mani alla testiera e la strinse, disegnando con i fianchi in un cerchio ampio e lento. Si abbassò per accostargli le labbra all’orecchio e Levi vide la sua pelle, bellissima e imperlata di sudore, luccicare. «Lo senti questo? Senti tutto. È così che dev’essere. Questo è reale.» "