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" «Dev’essere triste tornare a casa e non trovarci mai nessuno», mi ripetevano in confidenza le coppie che conoscevo, come se la tristezza fosse un fatto di sottrazione numerica, un disagio che l’avere qualcuno per casa avrebbe potuto scongiurare. Ho provato per un po’ a smentire queste letture commiseranti, ma nessuno aveva davvero interesse a sentirsi dire che a me andava bene cosí. Sono troppo destabilizzanti gli appagamenti raggiunti fuori dalla norma, oltre i confini di quei patti taciti su cui si reggono molte relazioni che amiamo definire solide. Le varianti di struttura non sono gradite. Ogni volta che ho detto che ero felice così, ho sempre scortonegli occhi altrui il bisogno di non crederci. Al contrario, ogni volta che ho concesso la falsa conferma della mia incompiutezza li ho visti rassicurati di aver fatto bene a considerarsi per tutta la vita la metà di qualcun altro e tenere insieme sotto lo stesso tetto, dentro lo stesso letto, solitudini e patrimoni a qualunque costo. Per questo io non insistevo. Non ho mai provato il bisogno di prendere a calci le quinte dei teatri altrui quando non era necessario. Oltretutto è rischioso: nessuno può sapere quanto rumore fa una certezza che si rompe. "
― Michela Murgia , Chirù
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" «Ma io cosa c’entro con questo» è infantile e un po’ furbo, perché significa non voler
riconoscere la differenza tra il concetto di colpa e quello di responsabilità.
[...]
La colpa è un carico morale esclusivamente personale e, a meno che tu non abbia praticato deliberatamente un’ingiustizia o una violenza su qualcuna, ovviamente non è tua. La responsabilità invece è un carico etico collettivo che ci riguarda tutti e tutte, perché le regole che seguiamo ogni giorno reggono la disuguaglianza che viviamo, anche se in misura diversa. La colpa ce l’hai o non ce l’hai. La responsabilità invece te l’assumi se pensi che quelle conseguenze ti riguardino e tu possa fare qualcosa per modificarle in meglio. È in nome della responsabilità, non della colpa, se ogni anno celebriamo la Giornata della memoria delle vittime del nazismo, perché dopo la Shoah dire «Non ho mai messo un ebreo in una camera a gas» non è piú sufficiente: abbiamo capito tutti che occorre lottare quotidianamente contro i focolai del razzismo che ancora permangono nella nostra società. Fuori da questa logica di assunzione della responsabilità, affermare «Non sono maschilista» in fondo significa dire che «Le conseguenze del maschilismo non sono un mio problema e non le devo risolvere io». "
― Michela Murgia , Stai zitta