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" La «cultura di massa», per esempio, non può essere una cultura ecclesiastica, moralistica e patriottica: essa è infatti direttamente legata al consumo, che ha delle sue leggi interne e una sua autosufficienza ideologica, tali da creare automaticamente un Potere che non sa più che farsene di Chiesa, Patria, Famiglia e altre ubbìe affini. L’omologazione «culturale» che ne è derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c’è più dunque differenza apprezzabile – al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando – tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c’è niente che distingua – ripeto, al di fuori di un comizio o di un’azione politica – un fascista da un antifascista (di mezza età o giovane: i vecchi, in tal senso possono ancora esser distinti tra loro). Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, l’omologazione è ancor più radicale. "
― Pier Paolo Pasolini , Scritti corsari
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" Chi fui? Che senso ebbe la mia presenza
in un tempo che questo film rievoca
ormai così tristemente fuori tempo?
Non posso farlo ora, ma devo
prima o poi sviscerarlo fino in fondo,
fino a un definitivo sollievo...
Lo so: ero appena partorito a un mondo
dove la dedizione d’un adolescente
– buono come sua madre, improvvido
e animoso, mostruosamente
timido, e ignaro d’ogni altra omertà
che non fosse ideale – era avvilente
segno di scandalo, santità
ridicola. Ed era destinata
a farsi vizio: ché marcisce l’età
la mitezza, e fa, dell’accorato
dono di sé, ossessione. E se ho trovato
di nuovo un’accorata purezza
nell’amare il mondo, il mio
non è che amore, nudo amore, senza
futuro. Troppo perduto nel brusio
del mondo, troppo cosparso dell’amaro
di un pur triste, chapliniano riso...
È resa. Umile ebbrezza del contemplare,
partecipe, sviscerato – e inattivo.
Umile riscoperta d’un allegro restare
degli altri uomini al male: il reale,
vissuto da loro in un empireo di luoghi
miseri, ridenti, sulle rive
di gai torrenti, sui gioghi
di monti luminosi, sulle terre oppresse
dall’antica fame...
È senso della grandezza, questo senso
che mi strugge sui minimi atti
di ogni nostro giorno: riconoscenza
per questo loro riapparire intatti
a me sopravvissuto, e pieno ancora
di stantio pianto... "
― Pier Paolo Pasolini , La religione del mio tempo
59
" Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camice americane.
Subito i Calabresi diranno,
come maladrini a maladrini:
«Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!»
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica,
voleranno davanti alle willaye. "
― Pier Paolo Pasolini , Poesia in forma di rosa
60
" La poesia non ci ha salvato
Ma ha provato ad avvertirci
Con tutto l’amore di cui è capace
“Se ricomincia la guerra , di chi è la colpa?
Oh, dei peccati della povera gente ,
naturalmente. Dio punisce
le sodome di stracci, le gomorre
della miseria, le corse dell'amore pezzente.
Muoiono anche i ricchi,
naturalmente. Ma per qualcosa.
E questo "qualcosa"
è la furia che fa del mondo
il contrario di sé, una rovente
rovina, un'oscurità senza fondo.
Piccoli coreani, eravate in vita anche voi.
Ignorati, perché noi ricchi ignoriamo la miseria.
E il nostro pretesto è la lontananza,
quasi che la lontananza guarisse i mali,
e, nell'ultimo orizzonte, vivessero uomini
trascinati da vite celestiali,
come piccoli orsi o castori...Eravate milioni
di uomini come noi. E per conoscervi
abbiamo dovuto sapervi in guerra,
sapervi vestiti come mendicanti di stracci militari,
sapervi inferiori e superiori, seviziatori e martiri,
fascisti e comunisti: come noi, proprio come noi,
laggiù, dove l'orizzonte dell'orizzonte,
non basta a fare della vita solo vita.
C'è qualcosa
la cui colpa viene attribuita a voi,
umili formiche esasperate, milioni
di piccoli cadaveri...
E i nostri ragazzi coi nasi schiacciati
e i visi di buoni, verranno chiamati coreani.
I ragazzi del popolo, naturalmente... “
( Pier Paolo Pasolini, da 'La rabbia', 1963 ) "
― Pier Paolo Pasolini