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" Chi fui? Che senso ebbe la mia presenza
in un tempo che questo film rievoca
ormai così tristemente fuori tempo?
Non posso farlo ora, ma devo
prima o poi sviscerarlo fino in fondo,
fino a un definitivo sollievo...
Lo so: ero appena partorito a un mondo
dove la dedizione d’un adolescente
– buono come sua madre, improvvido
e animoso, mostruosamente
timido, e ignaro d’ogni altra omertà
che non fosse ideale – era avvilente
segno di scandalo, santità
ridicola. Ed era destinata
a farsi vizio: ché marcisce l’età
la mitezza, e fa, dell’accorato
dono di sé, ossessione. E se ho trovato
di nuovo un’accorata purezza
nell’amare il mondo, il mio
non è che amore, nudo amore, senza
futuro. Troppo perduto nel brusio
del mondo, troppo cosparso dell’amaro
di un pur triste, chapliniano riso...
È resa. Umile ebbrezza del contemplare,
partecipe, sviscerato – e inattivo.
Umile riscoperta d’un allegro restare
degli altri uomini al male: il reale,
vissuto da loro in un empireo di luoghi
miseri, ridenti, sulle rive
di gai torrenti, sui gioghi
di monti luminosi, sulle terre oppresse
dall’antica fame...
È senso della grandezza, questo senso
che mi strugge sui minimi atti
di ogni nostro giorno: riconoscenza
per questo loro riapparire intatti
a me sopravvissuto, e pieno ancora
di stantio pianto... "

Pier Paolo Pasolini , La religione del mio tempo


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Pier Paolo Pasolini quote : Chi fui? Che senso ebbe la mia presenza<br />in un tempo che questo film rievoca<br />ormai così tristemente fuori tempo?<br />Non posso farlo ora, ma devo<br />prima o poi sviscerarlo fino in fondo,<br />fino a un definitivo sollievo...<br />Lo so: ero appena partorito a un mondo<br />dove la dedizione d’un adolescente<br />– buono come sua madre, improvvido<br />e animoso, mostruosamente<br />timido, e ignaro d’ogni altra omertà<br />che non fosse ideale – era avvilente<br />segno di scandalo, santità<br />ridicola. Ed era destinata<br />a farsi vizio: ché marcisce l’età<br />la mitezza, e fa, dell’accorato<br />dono di sé, ossessione. E se ho trovato<br />di nuovo un’accorata purezza<br />nell’amare il mondo, il mio<br />non è che amore, nudo amore, senza<br />futuro. Troppo perduto nel brusio<br />del mondo, troppo cosparso dell’amaro<br />di un pur triste, chapliniano riso...<br />È resa. Umile ebbrezza del contemplare,<br />partecipe, sviscerato – e inattivo.<br />Umile riscoperta d’un allegro restare<br />degli altri uomini al male: il reale,<br />vissuto da loro in un empireo di luoghi<br />miseri, ridenti, sulle rive<br />di gai torrenti, sui gioghi<br />di monti luminosi, sulle terre oppresse<br />dall’antica fame...<br />È senso della grandezza, questo senso<br />che mi strugge sui minimi atti<br />di ogni nostro giorno: riconoscenza<br />per questo loro riapparire intatti<br />a me sopravvissuto, e pieno ancora<br />di stantio pianto...