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" Io ho scelto la terra, pur avendo una bussola nel nome, perché questa è la ia idea di libertà. Non abituarti ad essere quel che gli altri si aspettano da te, ma tradire tutto, certe volte anche te stesso, per diventare quel che sei davvero. Capita che le persone che ti amano, quella roba lì, la vedano addirittura prima di te, e quelle sono le persone che ti amano sul serio.Altre volte invece l'amore di certe persone ti schiaccia, facendoti capire che ti ameranno solo se resterai perennemente il tuo principio, e chi lo ha provato sa bene quanto male faccia guardare negli occhi qualcuno che vede il tuo cambiamento come un'infedeltà, o non lo considera abbastanza, o gli piacevi di più prima.
Ecco, in quei casi il problema non è che gli piacevi di più prima, è che non ti hanno amato mai. "
― Matteo Bussola , La vita fino a te
3
" Prendersi cura, all'interno di una relazione, non significa proteggersi. Perché in fondo fra due persone che si amano ferirsi è inevitabile, ma è anche un privilegio. Ogni ferita è una finestra che ci mostra la verità, l'irriducibile differenza fra due vite, E quella differenza e un peso difficilissimo da sostenere. Però quel peso e anche ciò che ti salva, che contiene tutto quel che ti serve per affrontare la salita, proprio come uno zaino per un alpinista.
L'amore è piuttosto diventare un'occasione l'uno per l'altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di impararne il significato, ogni giorno.
Poi è difficile, si sa. Perché a volte è come se lei fosse un'austriaca e tu un giapponese pure un po' rincoglionito. Lei ti piace, tu le piaci, ma rimanete un'austriaca e un giapponese che non parlano le rispettive lingue, e corsi non ce n'é. Si può imparare solo con un'applicazione quotidiana. Tu le insegni le tue parole e lei insegna le sue. Certi giorni, non si capisce il perché, anche dopo anni, ti sembra di dover ricominciare tutto da capo.
Il fatto è che ci hanno convinti che il senso dell'amore dovrebbe stare in quell'essere compresi subito, in un attimo, scarpe e tutto. Non è così.
L'amore non è un'illuminazione, o lo è solo per un istante, per il resto è più una specie di viaggio a bordo di una tartaruga. Ognuno è libero di decidere quando scendere o se restare, per vedere insieme all'altro cosa c'è sulla sponda opposta del fiume. Richiede pazienza, come fare un puzzle senza sapere il disegno che verrà fuori, e la capacità di alimentare il fuoco di una concentrazione costante.
Il problema è che le tartarughe vivono tantissimo e vanno pianissimo, mentre in giro è pieno di gente che ha fretta e sembra non avere più tempo per godersi il panorama.
Che dal guscio di una tartaruga, è risaputo, soprattutto mentre incastri i pezzi di un puzzle, È davvero tutta un'altra cosa. "
― Matteo Bussola , La vita fino a te
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" PERCHE' LA MAMMA
-Papà, ma perché la mamma va sempre a Milano per lavora- Ma non ci va mica sempre, Ginevra. Andrà una volta al mese.
- E perché tu invece sei sempre qua?
- Be', perché io faccio i disegni da casa e poi li spedisco in redazione, non ho bisogno di andare a Milano per cose di lavoro. E poi così posso stare con voi, no?
Mi fissa con insistenza.
- A te non ti vuole vedere nessuno, vero, papà?
- Già,
-Stasera prendiamo la pizza?
-Va bene, Ginevra. Fra un pochino telefono.
-Speriamo che ti rispondano. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
5
" Una delle cose che impari quando diventi padre, una specie d’illuminazione che parte dal primo giorno e poi metti a fuoco meglio negli anni, è che non è vera quella storia che raccogli quel che semini. Seminare non serve a nulla se non predisponi anche un impianto di irrigazione, tieni lontani i parassiti, levi le erbacce, metti dei sostegni fino a quando le piante non saranno abbastanza forti per reggersi da sole. Se non sei lì a tirarle su quando il vento le ha piegate a terra.
Vale per qualunque tipo di amore, ma io l'ho capito davvero solo così.
Non si raccoglie quel che si semina e basta, non è vero niente. Raccogliamo solo ciò di cui ci prendiamo cura, sempre. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
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" Gibran in una nota poesia diceva che i genitori sono come l’arco dal quale, come frecce viventi, i figli vengono lanciati in avanti.
La cosa che Gibran non ha detto è che ogni figlio è una freccia a due punte. Quando la scocchi, la prima punta si allontana veloce da te, seguendo la propria traiettoria in un futuro che non ti appartiene. La seconda, invece, viene scagliata all'indietro e si conficca per sempre nel tuo petto di genitore. Per ricordarti che resterai arciere anche senza frecce, E che quel dolore che sentivi incombere come un presagio fin dal suo primo giorno, ora è qui per non andarsene più e scandirà il resto della tua vita.
Ogni padre e ogni madre sono accomunati da una ferita che non si rimargina.
Quella ferita e più forte perfino dell'amore che li ha uniti e li unisce. È ciò che li ha trasformati da amanti in arcieri, da complici in reduci. E quella punta di freccia inestraibile è ciò che permetterà per sempre ai loro cuori, nonostante tutto, di continuare a battere come fossero uno. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
7
" Cinque cicatrici (L’abitudine di restare).
Ho cinque cicatrici.
Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male.
La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo.
La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi.
La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male.
Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí.
Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via.
Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire.
Ma sull’abitudine di restare. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
8
" Una volta il tempo lo perdevo a pacchi, oggi invece lo guadagno ogni giorno. Non mi sento un adulto che diventa vecchio mentre le mie figlie diventano giovani, ma somiglio a un vagabondo inesausto che lungo il cammino si riempie le tasche di sassi. Ognuno di quei sassi è un ricordo che con la sua consistenza mi racconta che c'ero. I sassi mi rallentano e mi rendono più pesante, ma ognuno mi àncora al presente e mi fa diventare fondamenta per il futuro di qualcun altro. Quel futuro lì è ciò per cui lotto ogni giorno, lavoro anche con la febbre, non dormo per farmi cuscino, ho tutte le pareti di casa scritte di pennarello perché i muri sono solo muri mentre ciò che fa la differenza, almeno la mia, almeno quella che conta, sono i sassi che riuscirò a portare con me, finché le tasche non cederanno. Quando i sassi rotoleranno a terra, resteranno lì per chi vorrà raccoglierli. Alcuni magari scritti su iPad sotto forma di una nota alle nove di mattina, prima di scendere a lavorare, un caffè ormai freddo poggiato in equilibrio su un bracciolo del divano, mentre una figlia si addormenta con la testa sulle mie ginocchia e la schiena è ancora robusta e le mie tasche piene di posto. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
9
" Non amo la primavera, perché è un cliché. La vita che rinasce non m’interessa, sono per la vita che cova silenziosa sotto la cenere. Amo l’attesa del prima, la potenzialità latente, la sensazione del vuoto che precede il dispiegamento delle ali, la promessa che il freddo custodisce. Sono sempre stato affascinato dalle simbologie astrologiche - non dagli oroscopi. Il mio segno è considerato il segno d'acqua fisso dello zodiaco. L'acqua fissa è l'acqua ferma dello stagno, che si contrappone all'acqua corrente del fiume. L'ho sempre trovata un'immagine perfetta, che mi rappresenta in pieno. La vita brulicante sotto la superficie putrescente, immobile, senza alcuna increspatura. Quel che non vedi ma c'é, quel che non sospetti ma esiste. Il lavoro instancabile dietro al disegno del visibile.
La primavera è la vita che torna, sfacciata. L'inverno è la vita che cova, indomabile. La primavera è il pulcino che rompe il guscio dell'inverno. L'inverno è il pulcino che sogna la sua immagine mentre si forma poco per volta, si prende il tempo, respira sotto la neve intuendo appena la luce del mondo. La contrapposizione tra quel che è e il momento in cui tutto può ancora diventare.
Il bivio. Robert Frost l'attimo prima di scegliere la strada meno battuta, mentre si ferma qualche minuto nella locanda al limitar del bosco, sorseggiando un latte caldo al whisky e pianificando il proprio futuro in silenzio.
L'attimo prima del primo passo, nel primo minuto del primo giorno del resto della vita che stai per scegliere. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
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" Quarant’anni alle quattro di mattina li senti di piú. A quell’ora può capitarti di voltarti indietro e scorgere un paio di rimpianti piccoli che nell’oscurità s’ingigantiscono, o un pugno di ricordi belli che ti spaccano il cuore. Poi mi sono accorto che l’albicocco che abbiamo appena piantato era un po’ secco, allora ho riempito una bacinella d’acqua e gli ho dato da bere. È stato guardando l’albicocco che mi sono ricordato di una cosa. Mi sono ricordato di quando fra cinque anni mangeremo le albicocche del nostro giardino. Me ne sono ricordato perché il mio sguardo è stato per un attimo quello di un quasi cinquantenne che si volta indietro, si ricorda l’albicocco, si ricorda con una punta di malinconia come sono stati i primi frutti e i sorrisi delle bambine. Oppure no, magari l’albicocco morirà e diventerà un ricordo triste. Ora però, seduto al buio sul muretto – ho pensato – io sono un quarantenne che guarda avanti. L’albicocco è qui e deve ancora crescere. Lo guardo e non vedo un rimpianto, né un ricordo, vedo solo un obiettivo. Mi viene in mente quest’immagine di un senso unico trafficato in cui c’è un uomo che deve attraversare sulle strisce. L’immagine mi porta un pensiero. Il pensiero è che quel che conta, quando ti avventuri su una strada, che tu sia al volante o che tu stia attraversando a piedi, è solo ricordarsi di guardare dalla parte giusta. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione
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" Questo libro è una specie di diario. Vi ho raccolto narrazioni, cronache, riflessioni, istantanee quasi quotidiane della crescita delle mie bambine, e della mia crescita attraverso la loro. Di come essere padre mi abbia reso un uomo migliore, un professionista più coraggioso e un compagno più attento. Anche un compagno più stanco, ma di una stanchezza condivisa, quell’affaticamento progettuale che ha ogni persona quando tenta di costruire qualcosa insieme a un’altra. Virginia, Ginevra e Melania sono le lenti da miope con cui osservo il mondo. La vista che mi regalano mi consente uno sguardo diverso su tutto, anche su tutto ciò che è stato prima di loro. Credo si chiami mettere le cose in prospettiva. "
― Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione