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Matteo Bussola QUOTES

3 " Prendersi cura, all'interno di una relazione, non significa proteggersi. Perché in fondo fra due persone che si amano ferirsi è inevitabile, ma è anche un privilegio. Ogni ferita è una finestra che ci mostra la verità, l'irriducibile differenza fra due vite, E quella differenza e un peso difficilissimo da sostenere. Però quel peso e anche ciò che ti salva, che contiene tutto quel che ti serve per affrontare la salita, proprio come uno zaino per un alpinista.
L'amore è piuttosto diventare un'occasione l'uno per l'altra. Quella di comprendere il diverso da noi, quel diverso che però ci portiamo anche dentro. E di riconoscerlo. E di accettarlo. E di impararne il significato, ogni giorno.
Poi è difficile, si sa. Perché a volte è come se lei fosse un'austriaca e tu un giapponese pure un po' rincoglionito. Lei ti piace, tu le piaci, ma rimanete un'austriaca e un giapponese che non parlano le rispettive lingue, e corsi non ce n'é. Si può imparare solo con un'applicazione quotidiana. Tu le insegni le tue parole e lei insegna le sue. Certi giorni, non si capisce il perché, anche dopo anni, ti sembra di dover ricominciare tutto da capo.
Il fatto è che ci hanno convinti che il senso dell'amore dovrebbe stare in quell'essere compresi subito, in un attimo, scarpe e tutto. Non è così.
L'amore non è un'illuminazione, o lo è solo per un istante, per il resto è più una specie di viaggio a bordo di una tartaruga. Ognuno è libero di decidere quando scendere o se restare, per vedere insieme all'altro cosa c'è sulla sponda opposta del fiume. Richiede pazienza, come fare un puzzle senza sapere il disegno che verrà fuori, e la capacità di alimentare il fuoco di una concentrazione costante.
Il problema è che le tartarughe vivono tantissimo e vanno pianissimo, mentre in giro è pieno di gente che ha fretta e sembra non avere più tempo per godersi il panorama.
Che dal guscio di una tartaruga, è risaputo, soprattutto mentre incastri i pezzi di un puzzle, È davvero tutta un'altra cosa. "

Matteo Bussola , La vita fino a te

7 " Cinque cicatrici (L’abitudine di restare).
Ho cinque cicatrici.
Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male.
La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo.
La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi.
La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male.
Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí.
Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via.
Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire.
Ma sull’abitudine di restare. "

Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione

9 " Non amo la primavera, perché è un cliché. La vita che rinasce non m’interessa, sono per la vita che cova silenziosa sotto la cenere. Amo l’attesa del prima, la potenzialità latente, la sensazione del vuoto che precede il dispiegamento delle ali, la promessa che il freddo custodisce. Sono sempre stato affascinato dalle simbologie astrologiche - non dagli oroscopi. Il mio segno è considerato il segno d'acqua fisso dello zodiaco. L'acqua fissa è l'acqua ferma dello stagno, che si contrappone all'acqua corrente del fiume. L'ho sempre trovata un'immagine perfetta, che mi rappresenta in pieno. La vita brulicante sotto la superficie putrescente, immobile, senza alcuna increspatura. Quel che non vedi ma c'é, quel che non sospetti ma esiste. Il lavoro instancabile dietro al disegno del visibile.
La primavera è la vita che torna, sfacciata. L'inverno è la vita che cova, indomabile. La primavera è il pulcino che rompe il guscio dell'inverno. L'inverno è il pulcino che sogna la sua immagine mentre si forma poco per volta, si prende il tempo, respira sotto la neve intuendo appena la luce del mondo. La contrapposizione tra quel che è e il momento in cui tutto può ancora diventare.
Il bivio. Robert Frost l'attimo prima di scegliere la strada meno battuta, mentre si ferma qualche minuto nella locanda al limitar del bosco, sorseggiando un latte caldo al whisky e pianificando il proprio futuro in silenzio.
L'attimo prima del primo passo, nel primo minuto del primo giorno del resto della vita che stai per scegliere. "

Matteo Bussola , Notti in bianco, baci a colazione