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" Non occorre davvero dilungarsi molto sull’argomento: la maggior parte degli uomini è oggi pienamente consapevole che la matematica è entrata come un demone in tutti i settori della vita. Forse non tutti credono alla storia del diavolo al quale si può vendere l’anima; ma coloro che dell’anima un po’ devono intendersene, perché in qualità di preti, storici e artisti ne ricavano buoni profitti, attestano che essa è stata mandata in rovina dalla matematica e che dalla matematica è scaturita un’intelligenza malvagia, grazie alla quale l’uomo è sì divenuto signore della terra, ma anche schiavo della macchina. L’aridità d’animo, l’orribile mescolanza di rigore nei dettagli e di indifferenza per l’insieme, la spaventosa solitudine dell’uomo in un deserto di particolari, la sua inquietudine, la malvagità, l’insensibilità, la sua sete di denaro, la freddezza e la violenza che caratterizzano il nostro tempo sarebbero da questo punto di vista solo e soltanto la conseguenza dei danni che un pensiero rigorosamente logico arreca all’anima. E così già allora, quando Ulrich divenne matematico, c’erano persone che pronosticavano il crollo della civiltà europea perché nell’uomo non albergavano più né la fede né l’amore, né l’innocenza né la bontà; e significativamente costoro, da ragazzi, quando andavano a scuola erano stati tutti piuttosto scadenti in matematica. "
― Robert Musil , The Man Without Qualities
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" Là in Kakania, in quello Stato incompreso, che ormai non esiste più e che in tante cose fu un modello ingiustamente sottovalutato, c’era anche velocità, ma non troppa. Quando si era all’estero e si ripensava a questo paese, sorgeva davanti agli occhi il ricordo di quelle sue strade bianche, larghe e comode, risalenti al tempo delle marce a piedi e dei postali, strade che si diramavano in tutte le direzioni, come le vie di trasmissione del regolamento, come i nastri del traliccio chiaro nelle uniformi dei soldati, e che cingevano le province con il braccio bianco-cartaceo dell’amministrazione. E che province! Ghiacciai e mari, il Carso e i campi di grano della Boemia, notti sull’Adriatico percorse dallo stridio inquieto dei grilli, e villaggi slovacchi dove il fumo usciva dai camini come da narici camuse e il villaggio se ne stava rannicchiato tra due collinette, quasi che la terra avesse dischiuso un poco le labbra per riscaldare il suo bambino. Naturalmente su quelle strade si incontravano anche automobili; ma non troppe. Ci si preparava anche là alla conquista dell’aria; ma senza eccedere in solerzia. Di quando in quando si faceva partire una nave per il Sudamerica o per l’Estremo Oriente; ma non troppo spesso. Non si ambiva al dominio del mondo, né dal punto di vista economico né da quello politico; si era al centro dell’Europa, dove si intersecano gli antichi assi del mondo; le parole “colonia” e “oltremare” risuonavano ancora come un qualcosa di remoto e di non sperimentato. Si viveva nel lusso, ma di certo non con l’estrema raffinatezza dei francesi. Si praticava lo sport, ma non da forsennati come gli anglosassoni. Si spendevano somme ingenti per l’esercito, ma solo quel tanto che bastava per esser certi di rimanere la penultima delle grandi potenze. Anche la capitale, pur essendo una delle città più grandi del mondo, era un po’ più piccola di tutte le altre, ma notevolmente più grande di quanto lo siano di solito le grandi città. E l’amministrazione di questo paese, illuminata, discreta, volta a smussare prudentemente tutti gli spigoli, era nelle mani della migliore burocrazia d’Europa, alla quale si poteva rimproverare un solo difetto: ritenere saccenteria e presunzione il genio e la geniale intraprendenza dei privati che non fossero legittimati a ciò dal privilegio di alti natali o di un incarico statale. E d’altronde, c’è forse qualcuno cui piaccia farsi comandare da chi non è autorizzato? In Kakania, poi, un genio passava sempre per uno sciocco, ma a differenza di quel che capitava dalle altre parti, non succedeva mai che uno sciocco passasse per un genio. "
― Robert Musil , The Man Without Qualities
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" For the inhabitant of a country has at least nine characters: a professional, a national, a civic, a class, a geographic, a sexual, a conscious, an unconscious, and possibly even a private character to boot. He unites them in himself, but they dissolve him, so that he is really nothing more than a small basin hollowed out by these many streamlets that trickle into it and drain out of it again, to join other such rills in filling some other basin. Which is why every inhabitant of the earth also has a tenth character that is nothing else than the passive fantasy of spaces yet unfilled [....] prevent[ing] precisely what should be his true fulfillment. "
― Robert Musil
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" Voilà bien la famille : même celui qui n'a pas sa place dans le monde, qui n'est ni célèbre ni riche, à qui il n'est venu ni enfants ni idées, et dont le public ne lira le nom que dans sa notice nécrologique, celui-là, en famille, a pourtant sa place attitrée. En famille, on est quelqu'un. Vous n'imaginez pas comme Caroline imite bien Chaplin, ni comme Rudi est irritable. Et quel sens de l'humour, dans toute la famille ! Ce qui, partout ailleurs, n'aurait rien d'humoristique déclenche ici des rires retentissants, on ne saurait dire pourquoi ; c'est drôle, voilà tout, n'est-ce pas l'essentiel en matière d'humour ? Et puis, tous ceux qui ne sont pas de la famille sont bien plus ridicules qu'ils ne s'en doutent. Dieu les a voués à la caricature ; si vous êtes seul au monde, sans attaches, vous pouvez être sûr d'être le summum du ridicule pour les diverses familles qui vous observent. Il est vrai que ces qualités, comme tout, peuvent être vues sous leur angle négatif : la famille a l'esprit plus petit qu'une petite ville. Plus elle est chaleureuse, plus elle se montre dure pour tout ce qui n'est est pas elle, et elle est toujours plus cruelle qu'un être confronté seul à la souffrance du monde. En cantonnant la gloire dans son cercle restreint, où elle est faceil à atteindre (« gloire de la famille »), elle endort l'ambition. Et parce que tous les événements familiaux suscitent une tristesse plus profonde ou une joie plus éclatante qu'ils ne le méritent réellement, parce qu'en famille ce qui n'a rien d'humoristique devient de l'humour, et des peines insignifiantes à l'échelle collective, un malheur personnel, elle est le berceau de toute l'ineptie qui imprègne notre vie publique. Il y aurait encore long à en dire et on l'a dit parfois, mais jamais en des jours comme celui-ci. "
― Robert Musil , Das verzauberte Haus (German Edition)
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" His appearance gives no clue to what his profession might be, and yet he doesn't look like a man without a profession either. Consider what he's like: He always knows what to do. He knows how to gaze into a woman's eyes. He can put his mind to any question at any time. He can box. He is gifted, strong-willed, open-minded, fearless, tenacious, dashing, circumspect—why quibble, suppose we grant him all those qualities—yet he has none of them! They have made him what he is, they have set his course for him, and yet they don't belong to him. When he is angry, something in him laughs. When he is sad, he is up to something. When something moves him, he turns against it. He'll always see a good side to every bad action. What he thinks of anything will always depend on some possible context—nothing is, to him, what it is: everything is subject to change, in flux, part of a whole, of an infinite number of wholes presumably adding up to a super-whole that, however, he knows nothing about. So every answer he gives is only a partial answer, every feeling an opinion, and he never cares what something is, only 'how' it is—some extraneous seasoning that somehow goes along with it, that's what interests him. "
― Robert Musil , The Man Without Qualities