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" Nelle società dove i beni, ormai trasformati in merci, sono sovrabbondanti, è conveniente che le cose siano fatte per deperire rapidamente e rapidamente essere rimpiazzate: queste sono le società che compensano la sovrabbondanza delle merci con altrettanta sovrabbondanza di rifiuti e si esprimono nel consumo compulsivo e coatto di oggetti e persone e nella loro rapida sostituzione, fino alla morbosità del monouso.
Così, proseguendo nel ragionamento, si potrebbe osservare che, più in generale, qualità e quantità si manifestano in un rapporto inversamente proporzionale: la penuria di beni costringe alla massima attenzione nella loro produzione e nel loro uso, quanto la loro abbondanza ne legittima l'incuria e la trascuratezza, come oggi si può agevolmente notare nell'edilizia come nell'abbigliamento, nell'arte come nei sentimenti. "
― , Minima ruralia
2
" E serve che si rompa l'isolamento e che sia incoraggiata ogni occasione buona per fare comunità, per stare e fare insieme: la festa (d'inverno, prima che d'estate!), la banda del paese e le musiche, il ritrovo per giocare e parlare e insieme vedere la televisione, i lavori condivisi, la gestione e la manutenzione collettiva degli spazi comuni, dell'acqua e delle strade.
Poi serve che si torni a fare produrre la terra e il bosco, per tanto o per poco, per lavoro o per passatempo, per fare commercio o anche solo per l'orto di famiglia.
E serve che i ristoratori e i negozi preparino e vendano il più possibile i prodotti locali, la carne degli allevamenti che tengono in vita i pascoli, le acque minerali più vicine.
E bisogna fare in modoche chi lavora su questi monti possa farlo in pace, senza l'aggravio di oneri, registri, carte, controlli. E che i diritti comunitari della terra e le sue risorse siano preservati e sia interrotto il processo di liquidazione delle terre comuni e degli usi civici.
È una cosa nobile recuperare la memoria, è bene farlo senza cedere alla nostalgia, ed è anche importante recuperare le musiche, le varietà agricole, le case e le ricette; ma ciò che, sopratutto, bisogna recuperare è la comunità, quella degli abitanti, quella di tutti i giorni, nel bello e nel cattivo tempo.
La montagna può tornare a vivere. "
― , Minima ruralia
3
" Perché nell’intimo del suo significato coltura (e così cultura) è cosa fa crescere, cosa eleva, cosa onora, cosa è profondamente legato al culto, allora quell’attività che si esercita sulle pianure del mondo, che sfigura la terra e la porta verso il deserto, che mortifica la diversità, che produce cibo corrotto, che intossica chi lo consuma e chi quella terra lavora, non può propriamente essere chiamata agricoltura. Si tratta, infatti, di un’attività erosiva, estrattiva, tesa al profitto, a volte speculativa, che sarebbe più chiaro e, per il valore delle parole, più rispettoso chiamare agriusura e pensarla semplicemente - così è oggi - come un’appendice dell’agrindustria. "
― , Minima ruralia
7
" Chi riconosce nella vita un dono e non un diritto, chi è unito con la terra e con il Cielo, chi vive nel respiro del passato e sa di avere avuto padri, e padri dei padri, non ha l'ansia di innovare quello che c'è già, né di stravolgere quello che si è consolidato nel tempo lungo e attraverso il consenso delle generazioni: non tenta di ricostruire il mondo daccapo; non si sforza di essere originale a tutti i costi, nel bene o nel male.
Ha attenzione per cosa gli è stato consegnato, non lo perverte, non lo sciupa. Riposa nel ricordo di chi lo ha preceduto e di chi è per sempre.
E l'innovazione, l'avvicina con discernimento e la conosce sempre lenta e solo condivisa. "
― , Minima ruralia