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" Nella vita di ognuno esistono momenti - quando la porta sbattuta all'improvviso e senza alcun visibile motivo di colpo si riapre, quando lo spioncino chiuso un attimo fa viene di nuovo aperto, quando un brusco <> che sembrava irrevocabile si muta in <> -, momenti in cui il mondo intorno a noi si trasfigura, e noi stessi ci riempiamo di speranza come di nuovo sangue. E' stata concessa una proroga a qualcosa di ineluttabile, definitivo; il verdetto del giudice, del dottore, del console, è stato riviato. Una voce ci avverte che non tutto è perduto. E con gambe tremanti e lacrime di gratitudine passiamo nel locale adiacente, dove ci pregano di <> prima di spedirci nel baratro. "
― Nina Berberova , Il giunco mormorante
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" A quel tempo, in tutto l'Occidente, neppure uno degli scrittori in auge si sarebbe schierato dalla nostra parte per denunciare le persecuzioni dell'intellighenzja nell'Unione Sovietica, le repressioni, la censura, gli arresti, i processi, la chiusura dei giornali, la ferrea legge del realismo socialista che portava all'eliminazione fisica degli scrittori russi che non vi aderivano. La vecchia generazione che annoverava scrittori come Wells, Shaw, Rolland, Mann, era schierata senza riserve per la "Nuova Russia", per "L'interessante esperimento che aveva cancellato gli orrori del regime zarista", per Stalin contro Trockij, come era stato per Lenin contro tutti gli altri leader dei partiti politici russi.
Questa generazione con Dreiser, Sinclair Lewis, Upton Sinclair, André Gide (fino al 1936) e Stefan Zweig aveva sempre, in ogni conrroversia, aderito alla linea del partito comunista contro l'opposizione.
C'erano poi gli scrittori della generazione "di mezzo", con il gruppo di Bloomsbury, con Virginia Woolf, oppure Valéry. Hemingway, che non avevano mai dimostrato un particolare enrusiasmo per il partito comunista ed erano completamente indifferenrti a quanto accadeva in Russia negli anni Trenta. "
― Nina Berberova , The Italics Are Mine
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" Si immagini: un mattino lei si alza, è un giorno come un altro, pioviggina e d'un tratto viene a sapere che è stato abolito tutto ciò che riguarda certe sciocchezze, ma non come in Russia, dove su mille chiese ne hanno lasciata in piedi una sola e i popi sono stati messi agli arresti. No, è stato abolito completamente, abolito dal tempo, dall'epoca tutto ciò che è legato alla coscienza, alla percezione del peccato, al "beati quelli che piangono". Il segreto è stato smarrito. Sono rimasti per così dire soltanto i diritti dell'uomo e del cittadino e del codice penale. E nessuno dubita più di nulla, nessuno prega.
Non sarebbe tremendo anche per lei? "
― Nina Berberova
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" Parigi non è una città, è l'immagine, il segno, il simbolo della Francia, il suo presente e il suo passato, l'immagine della sua storia, della sua geografia, della sua più recondita essenza. E' una città intrisa di significati, più di Londra, Madrid, Stoccolma e Mosca, quasi allo stesso modo di Pietroburgo, New York o Roma. Parigi trasuda questi significati, ha tanti aspetti, è sfaccettata, parla di futuro e di passato, è stracolma di manifestazioni del presente, sprigiona l'aura pesante, ricca e densa del tempo in cui viviamo. Non ci si può vivere ignorandola, non è possibile isolarsi, rinchiudersi: penetra comunque in casa, nella stanza, in noi stessi, ci cambierà, ci costringe rà a crescere, a invecchiare, rovinandoci o innalzandoci, forse uccidendoci.
Esiste presente ed eterna, sta intorno e dentro di noi. Puoi amarla o odiarla, ma non le sfuggirai. Parigi suscita una catena di associazioni e tu stesso ne sei un anello. Avvinto, non sei più quello di prima: ti inghiotte, ma è tua, vi siete mangiati a vicenda, ti scorre nel sangue. "
― Nina Berberova
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" В первые годы, когда я еще их не знала, они бывали во французских литературных кругах, встречались с людьми своего поколения (сходившего во Франции на нет), с Ренье, с Бурже, с Франсом.
— Потом мы им всем надоели, — говорил Дмитрий Сергеевич, — и они нас перестали приглашать.
— Потому что ты так бестактно ругал большевиков, — говорила она своим капризным скрипучим голосом, — а им всегда так хотелось их любить.
— Да, я лез к ним со своими жалобами и пхохочествами (он картавил), а им хотелось совсем другого: они находили, что русская революция ужасно интересный опыт, в экзотической стране, и их не касается. И что, как сказал Ллойд Джордж, торговать можно и с каннибалами. "
― Nina Berberova , The Italics Are Mine