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" As a boy, I admired Humphrey Bogart in a big way. I coveted the homburg and trench coat. I wanted to pack heat and smoke unfiltered cigarettes and give them long-legged dames in mink stoles the squinty-eyed once-over. I longed to chase villains, right wrongs, and restore the peace. Upon surviving into manhood, I discovered the black and comedic irony that is every gumshoe’s existential plight, the secret that dime novels and black-and-white movies always elide: each clue our intrepid detective deciphers, each mystery he unravels, each crime he solves, makes the world an unhappier place. I got smart and became a gangster instead. More money, more women, and better clothes. Much less in the way of mystery. As for the misery quotient? Basically a wash. "
― Laird Barron , Blood Standard (Isaiah Coleridge, #1)
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" Sognò che quella bestia lo gettava giù nel pozzo, quello che affondava nel suolo della grotta. Stava precipitando in esso, privo di forma e senza peso, non però in un baratro sotterraneo o un lago nel sottosuolo, ma nello spazio esterno, verso il cosmo. Accelerò attraverso i campi stellari oltre il potente sguardo del telescopio Hubble. La sua proiezione astrale zoomò verso una macchia di nera oscurità fra scintillanti punti luminosi e, nell’avvicinarsi, la chiazza si allargò in un vasto e terrificante alone esteso in lungo e in largo a comprendere in esso molti sistemi solari; una galassia minore e indipendente che gorgogliava avvolta su se stessa. Un ondeggiante coagulo contenente schiere di mondi morti, ognuno nel suo guscio sottilissimo.
Dentro a quei vuoti pianeti, ben al di sotto delle superfici sterili, regnavano le tenebre. Mari di caldo sangue ne ricolmavano gli antri più interni. I Figli dell’Antica Sanguisuga, il cui autentico nome era soltanto un ringhio incomprensibile che riecheggiava dentro alla sua mente, vivevano nei sanguinolenti flutti torcendosi su rive d’ossa dure come il diamante, e in milioni di tunnel intarsiati e decorati di altre ossa, quelle mietute a uno stuolo di vittime in verdi e azzurri mondi maturi al punto giusto, proprio come la Terra. I Figli colavano e si contorcevano in rumorosi tumuli, e persino nel sogno Don ringraziava Dio di non poterne scorgere che un’impressione vaga. Poiché erano composti della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi; abominazioni verminose in possesso di vili e incalcolabili intelletti che indossavano carni e spine dorsali d’uomini, e di bestie, per schermarsi dal sole e poter camminare in posizione eretta anziché limitarsi allo strisciare.. "
― Laird Barron , The Croning