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1 " ...just the bare bones of a name, all rock and ice and storm and abyss. It makes no attempt to sound human. It is atoms and stars. It has the nakedness of the world before the first man – or of the cindered planet after the last "
― Fosco Maraini , Secret Tibet
2 " Lo shintoismo è una religione essenzialmente comunitaria, una "religione di villaggio", come l'ha definita Yaganida Kunio. Il buddhismo e il cristianesimo sono essenzialmente religioni che favoriscono l'individualismo. Nel cristianesimo in ultimo siamo lasciati soli con il nostro carico di peccati ad affrontare il giudizio; nel buddhismo siamo lasciati soli con il nostro carico di karma ad affrontare la reincarnazione. Nessuna di queste due religioni si trova a proprio agio con il mondo moderno, in cui le azioni collettive hanno il sopravvento su quelle individuali. Il cristianesimo oggi soffre una delle crisi più drammatiche dei suoi duemila anni di storia, il buddhismo è alla ricerca di un nuovo adattamento. Lo spirito comunitario dello shintoismo, invece, si trova in perfetta armonia con l'epoca moderna. "
― Fosco Maraini
3 " E gnacche alla formica.Io t’amo o pia cicala e un trillargentoci spàffera nel cuor la tua canzona.Canta cicala frìnfera nel vento:E gnacche alla formica ammucchiarona!Che vuole la formica con quell’umbeda mòghera burbiosa? È vero, arzìaper tutto il giorno, e tràmiga e cucumbecol capo chino in mogna micrargìa.Verrà l’inverno, sì, verrà il mordeseverranno tante gosce aggramerine,ma intanto il sole schicchera giglesee sgnèllida tra cròndale velvine.Canta cicala, càntera in manfrore,il mezzogiorno zàmpiga e leona.Canta cicala in zìlleri d’amore:E gnacche alla formica ammucchiarona. "
― Fosco Maraini , Gnosi delle fànfole
4 " Ogni stanza ha un'alcova detta tokonoma, riservata ad una o più cose belle - una pittura, una poesia tracciata in delicati geroglifici, una scultura antica, un vaso - ed a qualche fiore sapientemente disposto. Quando il padrone o la padrona di casa sono persone di gusto, tutto è legato da segrete armonie; opera d'arte e fiori si completano come note d'un canto armonizzato, spesso ad evocare o a commentare un dato stato d'animo od un dato evento: arrivo, gioia, primavera, partenza, amore, natura, tristezza, montagna, congratulazioni, l'infinita ricchezza dei moti del cuore e dei volti del mondo. Il posto d'onore è quello dinnanzi al tokonoma; ma non di faccia, ma di schiena; il posto cioè, in cui l'ospite appaia agli altri commensali come incorniciato dall'alcova sacra del bello. Dopo una breve lotta di sorrisi e d'inchini, debbo arrendermi ad essere incorniciato di bellezza. "
― Fosco Maraini , Ore giapponesi
5 " [...] il muso detto shiran-kao, faccia di chi non sa nulla. "
6 " Il Lonfo non vaterca né gluiscee molto raramente barigatta,ma quando soffia il bego a bisce biscesdilenca un poco e gnagio s’archipatta.È frusco il Lonfo! È pieno di lupignaarrafferia malversa e sofolenta!Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupignase lugri ti botalla e ti criventa.Eppure il vecchio Lonfo ammargellutoche bete e zugghia e fonca nei trombazzifa lègica busìa, fa gisbuto;e quasi quasi in segno di sberdazzigli affarferesti un gniffo. Ma lui zutot’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi. "
7 " In Giappone concetti d'uso giornaliero , quali giri,obbligazione morale, dovere, gimu, lo stesso ma in senso più generale, on, debito di gratitudine, fin,benevolenza, umanità, reigi, cortesia, etichetta, formalità, buone maniere, e tante altre ancora, sono fermamente ancorati all'eredità confuciana. Briciole, tracce a volte curiose di "olio confuciano", che serve a lubrificare le ruote della convivenza civile, sono alcuni usi che colpiscono subito chi visita il Giappone; per esempio gli inchini profondi e cerimoniosi con i quali la gente si saluta incontrandosi o dicendosi arrivederci, i tanti regali che si ricevono e vanno poi, con criteri precisi, restituiti, forse anche i biglietti da visita che tutti si scambiano e certo, il curatissimo aspetto cerimoniale che prende ogni incontro o raduno. "
8 " Come convivere senza conoscersi? E come conoscersi senza comprendere il cuore segreto degli altri? "
9 " In Giappone poi, che in qualche modo, anclhe nella maniera meno diretta, rappresenta lo stato, quindi l'imperatore , è investito in maniera maggiore o minore d'un carattere nettamente numinoso. Dinnanzi a lui ci si inchina profondamente, passandogli vicino si guarda per terra, magari tirando su col fiato con quel caratteristico sibilo che indica imbarazzo e reverenza, definito da Pierre Loti “un sifflement de vipère”. "
10 " E fra i Tennò, quanto colore di vicende si intravede sotto la rigida lacca dell'agiografia tradizionale! Da quelli mitici come Jimmu, che parlano con gli alberi, con le rupi, con gli uccelli lucenti discesi dalle nubi, a quelli in carne e ossa come Hiro Hito, il timido biologo che preferisce il microscopio, i vetrini e il camice bianco da scienziato alle cerimonie, alle alte uniformi, e che pure una volta, lasciando gli amati studi, intervenne con mano fermissima sfidando i militaristi impazziti, nell'agosto 1945, ed impose si accettassero le proposte di pace, senza rischiare più oltre il sangue dei suoi sudditi. Ci sono stati Tennò sepolti da congiure di palazzo in squisiti giardini, condannati ad eccellere nelle finezzze della calligradia o nei malinconici giochi di corte, ci sono stati Tennò esiliati ai rigori e alle solitudini dell'isola di Oki; ci sono stati Tennò che invano hanno cercato di ribellarsi all'assedio dei reggenti, dei marescialli di palazzo, dei ministri, e Tennò infine che hanno legato il proprio nome alle massime glorie del popolo, come Meji (1852 – 1912) sotto la cui guida il Giappone è passato da un periferico potere asiatico, agricolo e feudale, ad una potenza oceanica, forse non meno feudale, ma retta da un'economia di grandi industrie e d'intensi commerci. "
11 " Hiroshi è stato parecchi anni in Cina. Parliamo della cucina dei due paesi. Sarebbe difficile immaginare arti più diverse: Cina, una ricerca fantasiosa e barocca di sapori, una ricchezza grassa e palatina di carni, di verdure prelibate, di salse, una cura sapiente nel trasformare, nascondere, sublimar gli ingredienti,. Con quella francese è la cucina materialmente più raffinata del mondo, una cucina da buongustai, da voluttuosi della vita. Alcuni piatti che sembrano peregrini a nominarsi, pinne di pescecane, nidi di rondine, pesce o oca laccati, uova “di cento anni”, cotolette di cagnolino, cervello crudo di scimmia, sono invece deliziosi, che direste, venendo dalla Luna, se vi offrissero formaggio con vermi (Gorgonzola), intestino di vitello (pagliata), omento di bue (trippa), chiocciole (escargots du Chanoine, à la Bourgogne), rane (grenoulles finesherbes oppure dorées à la forézienne) per citare alcuni ordinari piatti d'Occidente? Se vogliamo trovare un parallelo alla crudeltà inaudita che si compie giornalmente per ottenere il paté de foie gras bisogna ricorrere a certe stranezze cinesi, quali il cervello crudo di scimmia appena uccisa…Accanto ed in contrasto a tutto ciò, sta la cucina giapponese: la cucina spiritualmente più raffinata del mondo. Niente grassi, niente salse; i cibi per lo più appena bolliti o scottati o rostiti, debbono mantenere non solo la purezza del loro sapore originario, ma l'aspetto naturale, come fossero calati direttamente dall'albero, dalla foglia, dall'onda, sul piatto o nella coppa. Non si faccia subito l'infausto paragone: è come la cucina inglese! La cucina inglese è ascetica per Puritanesimo e povera per mancanza d'immaginazione. La cucina giapponese è invece semplice per raffinatezza estrema, ed i sapori vi sono armonizzati con la discriminazione d'una musica, seguendo istintivamente il grande principio di Van der Rohe: less is more, meno è più. "
12 " Sembra impossibile, ma il più felice, il più naturale degli incontri, è quello franco-giapponese. Anche qui ci si è tenuti soprattutto ad un livello intellettuale. Non è la Francia delle campagne, delle grettezze provinciali, dei menefreghismi di porto a cui bisogna pensare, ma quello dei litértaures, degli artisti, dei savants, degli uomini di gusto, delle donne di suprema civiltà. Francia e Giappone, su questo piano, sono due paesi squisitamente pagani e raffinati, fatti per intendersi. Ai giapponesi piace il gusto francese, col suo capriccio, la sua esigenza di moda, il suo profondo umanesimo senza pedanteria, magari distinto da un fiocchetto di frivolezza, che serve meglio a nascondere la fiamma interiore. Ai francesi piace il messaggio giapponese del bello, che pervade la vita a tuttta, ed appena essi mettono piede in una casa giapponese, amano una donna delle isole, leggono un poema od una pagina di buona prosa scritta, in quest'atmosfera, ecco rivelarsi loro, fra mille France possibili e pensabili, una Francia reale e deliziosamente imprevista. Direi infine che i francesi e giapponesi si avvicinano col minimo di riserve mentali, col la più aperta umanità reciproca: per questo l'intesa riesce. "