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Consider the Lobster and Other Essays QUOTES

102 " Tradizionalmente, i Prescrittivisti tendono a essere conservatori politici e i Descrittivisti tendono a essere liberali. Ma in realtà ad avere più influenza sulle norme dell’inglese pubblico è una forma austera e rigorosa di Prescrittivismo liberale. Mi riferisco all’Inglese politicamente corretto (Ipc), secondo le cui convenzioni i poveri diventano “economicamente svantaggiati” e le persone in sedia a rotelle “diversamente abili”. Sebbene sia comune fare battute sull’Ipc, sappiate che le varie pre- e proscrizioni dell’Inglese politicamente corretto sono prese molto sul serio dai college e dalle aziende […] L’opinione personale di questo recensore è che l’Ipc prescrittivista non è solo sciocco ma è ideologicamente confuso e dannoso alla sua stessa causa.
Ed ecco la mia argomentazione. L’uso di una lingua è sempre politico, ma lo è in modo complesso. Rispetto, per esempio, al cambiamento politico, le convenzioni dell’uso possono funzionare in due modi: da un lato possono essere un riflesso del cambiamento politico e dall’altro possono essere uno strumento del cambiamento politico. La cosa importante è che queste due funzioni sono ben distinte e tali devono restare. Confonderle dà luogo alla bizzarra convinzione che l’America smetta di essere élitaria o ingiusta per il semplice fatto che gli americani smettono di usare un certo vocabolario che è storicamente associato all’élitarismo e all’ingiustizia. Questa è la pecca fondamentale dell’Ipc – che la modalità espressiva di una società produca i suoi atteggiamenti piuttosto che essere un prodotto di tali atteggiamenti – e naturalmente non è altro che l’inverso dell’illusione dello Snob conservatore secondo cui il cambiamento sociale può essere ritardato limitando il mutamento nell’uso standard della lingua.
L’Inglese politicamente corretto ha in sé un’ironia ancora più macroscopica. E cioè sebbene l’Ipc abbia la pretesa di essere il dialetto della riforma progressista, di fatto è – nella sua sostituzione orwelliana degli eufemismi dell’eguaglianza sociale al posto dell’effettiva uguaglianza sociale – molto più di aiuto ai conservatori e allo status quo di quanto non siano mai state le tradizionali prescrizioni Snob […] in altre parole, l’Ipc agisce come una forma di censura, e la censura è sempre al servizio dello status quo.
Nella pratica, dubito fortemente che un uomo con quattro figli piccoli e uno stipendio di dodicimila dollari l’anno si senta più forte o meno bistrattato da una società che ha la premura di chiamarlo “economicamente svantaggiato” invece che “povero”. Anzi, se fossi in lui, probabilmente mi sentirei offeso dal termine Ipc – non solo perché è paternalista (cosa che comunque è) ma perché è ipocrita e teso al vantaggio di chi lo pronuncia in un modo che di solito la gente trattata con paternalismo capta al volo. L’ipocrisia di base riguardo a espressioni come “economicamente svantaggiato” e “diversamente abile” è che i sostenitori dell’Ipc credono che i beneficiari della compassione e della generosità di questi termini siano i poveri e la gente in sedia a rotelle, e trascurano di nuovo una cosa che tutti sanno ma che nessuno cita mai – e cioè che parte del motivo per cui qualsiasi parlate usa un certo vocabolario è sempre il desiderio di comunicare qualcosa su se stesso. L’Ipc ha la funzione primaria di segnalare e congratulare certe virtù nel parlante – scrupoloso egualitarismo, preoccupazione per la dignità di tutti, sofisticatezza riguardo alle implicazioni politiche della lingua – e di conseguenza serve gli interessi egoistici del Pc molto più di quanto serva qualsiasi persona o gruppo da esso ribattezzato. "

David Foster Wallace , Consider the Lobster and Other Essays

116 " «DEMOSTRACIÓN INTERPOLATIVA DEL HECHO DE QUE NO EXISTE UN LENGUAJE PRIVADO
A veces resulta tentador imaginar que puede existir un lenguaje privado. Muchos de nosotros tenemos
tendencia a filosofar, sin ser expertos en la materia, sobre la extraña privacidad de nuestros estados mentales, por ejemplo. Y a partir del hecho que cuando me duele la rodilla yo soy el único que lo siente es tentador sacar la conclusión de que para mí la palabra «dolor» tiene un significado interno subjetivo que solamente puedo entender yo. Esta línea de pensamiento se parece al terror que siente el fumador adolescente de marihuana a que su experiencia interior sea al mismo tiempo privada y no verificable, un síndrome que se conoce técnicamente como Solipsismo Cannábico. Mientras come galletas Chips Ahoy! y sigue con mucha atención un campeonato de golf por la tele, al fumador adolescente de marihuana se le ocurre la posibilidad aterradora de que, p. ej., lo que él percibe como el color verde y lo que el resto de la gente llama «color verde» puedan de hecho no ser la misma experiencia de color en absoluto: el hecho de que tanto él como otra persona digan que son verdes los carriles del campo de golf de Pebble Beach y la luz verde de un semáforo parece garantizar únicamente que existe una consistencia semejante en sus experiencias de los colores de los carriles de los campos de golf y de las luces verdes de los semáforos, no que la cualidad subjetiva real de esas experiencias de color sea la misma. Podría ser que lo que el fumador de marihuana experimenta como verde lo experimenten todos los demás como azul, y que lo que «queremos decir» con la palabra «azul» a lo que «quiere decir» él cuando dice «verde», etcétera, etcétera, hasta que da la línea de pensamiento se vuelve tan controvertida y agotadora que termina repantingado bajo un manto de migas de galleta y paralizado en su sillón.
Lo que quiero decir con esto es que la idea de un lenguaje privado, igual que la idea de los colores privados y todas las demás presunciones solipsistas que este mismo reseñista ha sufrido en varias ocasiones, es al mismo tiempo producto de una ilusión y demostrablemente falsa.» "

David Foster Wallace , Consider the Lobster and Other Essays