Home > Work > Il desiderio di essere come tutti
1 " Se vuoi vincere a tutti i costi, le tue probabilità di vittoria aumentano, ma non sono sufficienti per vincere; se invece vuoi perdere, se hai la propensione psicologica alla sconfitta, allora perdi con certezza matematica. "
― Francesco Piccolo , Il desiderio di essere come tutti
2 " Non ho mai riso alle barzellette o alle mail con spiritosaggini e sarcasmi vari su Berlusconi o su ministri bassi o grassi; non mi sono mai divertito, e di questo alla fine sono contento. Ho smesso di firmare qualsiasi appello così ho trovato il metodo concreto per ricordare a me stesso che io c'entro, che non sono innocente, che non posso tirarmi fuori, che tutto ciò che accade in italia è anche un po' colpa mia; che stare insieme a molti altri dalla parte giusta non è sufficiente, non mi fa sentire migliore; non firmo quindi per paura di esserne compiaciuto; per paura che, alla fine, mi possa bastare. "
3 " A noi della sinistra italiana, nella sostanza, non piacciono gli italiani che non fanno parte della sinistra italiana. Non li amiamo. Sentiamo di essere un'oasi abitata dai migliori, nel mezzo di un Paese estraneo. Di conseguenza sentiamo di non avere nessuna responsabilità. Se l'essere umano di sinistra sentisse una correità, non penserebbe di voler andare a vivere in un altro Paese, più degno di averlo come cittadino. Però, a questo paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di far parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana a ogni elezione siamo costretti a chiedere il voto. Vogliamo, cioè, che quella parte di Paese che disprezziamo, si affidi alle nostre cure. Ciò che puntualmente non avviene, proprio perché il resto del Paese sente questo senso di estraneità. E poiché non avviene, noi della sinistra italiana ci indigniamo di più, ci estraniamo di più e riteniamo di essere ancora meno responsabili di questo Paese di cui non sentiamo di fare parte. "
4 " «Avevo la percezione chiara che stavo scrivendo un romanzo brutto e inutile, ma andavo avanti perché in qualche modo leniva il mio dolore e perché quel tempo di scrittura era una vera sostanza di felicità. E mi dava la sensazione, non ho mai capito perché - ma è evidente che è la sensazione che continuo ad avere ora - che non stavo buttando via la mia vita. [...] Quindi l'unico momento in cui davvero potevo sentire di non stare buttando via la mia vita, era mentre scrivevo questo romanzo brutto, cosciente che fosse brutto». "
5 " Ho fatto finta di condividere l'idea che avevano avuto al Diario: non far recensire a uno scrittore italiano nè libri di altri scrittori italiani, nè libri della sua casa editrice; [...] pensavano di aver trovato la formula dell'onestà; a me sembrava invece che avessero formulato un pregiudizio definitivo di disonestà, perché non mettevano più in conto la possibilità che qualcuno potesse scrivere con sincerità di qualsiasi cosa. "
6 " La sensazione era che la vita si era ristretta, diventando adulti. I fatti diminuivano e aumentavano i ragionamenti sui fatti. La sensazione era anche che la vita diventava più costante, scandita dall’abitudine. E le novità erano fuggevoli, oltre che rare. Come se tutto dovesse svolgersi con più precisione, meno sorpresa. "