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" In quei giorni non moriva soltanto l'autunno. A Torino, sopra un micchio di macerie, avevo visto un grosso topo, tranquillo nel sole. Tanto tranquilli che ami lio avvicinarsi non aveva mosso il capo né trasalito. Era ritto sulle zampe e mi guardava. Degli uomini non aveva più paura. Veniva l'inverno e io avevo paura. [...] Non erano i disagi, non le rovine, forse nemmeno la minaccia della morte dal cielo; bensì il segreto finalmente afferrato che potevano esistere dolci colline, una città sfumata di nebbie, un indomani compiaciuto, e in tutti gli istinti accadere a due passi le cose bestiali di cui si bisbigliava. La città si era fatta più selvaggia dei miei boschi. Quella guerra in cui vivevo rifugiato, convinto di averla accettata, di essermene fatta una pace scontrosa, inferociva, mordeva più a fondo, giungeva ai nervi e nel cervello. "

Cesare Pavese , La casa in collina


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Cesare Pavese quote : In quei giorni non moriva soltanto l'autunno. A Torino, sopra un micchio di macerie, avevo visto un grosso topo, tranquillo nel sole. Tanto tranquilli che ami lio avvicinarsi non aveva mosso il capo né trasalito. Era ritto sulle zampe e mi guardava. Degli uomini non aveva più paura. Veniva l'inverno e io avevo paura. [...] Non erano i disagi, non le rovine, forse nemmeno la minaccia della morte dal cielo; bensì il segreto finalmente afferrato che potevano esistere dolci colline, una città sfumata di nebbie, un indomani compiaciuto, e in tutti gli istinti accadere a due passi le cose bestiali di cui si bisbigliava. La città si era fatta più selvaggia dei miei boschi. Quella guerra in cui vivevo rifugiato, convinto di averla accettata, di essermene fatta una pace scontrosa, inferociva, mordeva più a fondo, giungeva ai nervi e nel cervello.