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Maria Campanaro QUOTES

1 " Prologo
Mar delle Antille, 1670

Una bordata di dodici cannoni squarciò la murata di dritta del veliero francese, che avvampò con un frastuono d’inferno. Scaglie roventi e artiglieri in uniforme schizzarono verso l’alto, volute di fumo nero appestarono l’aria. La risposta, fulminea, sfondò il cassero della nave pirata, diverse palle raggiunsero vele e sartiame, scalfirono l’albero di mezzana e il trinchetto, che oscillarono pericolosamente, sbalzando gli uomini ancorati ai pennoni.
«Fuoco!» urlò in inglese una voce imperiosa.
Stavolta l’offensiva mirò più in alto, con una precisione che si fece micidiale. La fregata della flotta del Re Sole subì una scossa da poppa a prua mentre a uno a uno gli alberi, tranciati dalle palle incatenate, crollavano insieme a grovigli fiammeggianti di vele e cordami in mezzo al fuggi fuggi generale.
«Ci vengono addosso armati di parrucca, calze di seta, boria e poco altro.» Il capitano pirata sogghignò, beffardo, lo sguardo affascinato da tanto sfacelo, dal fuoco che stava correndo dai tronconi dell’albero maestro al fasciame lucido.
«Signore! Signore!» La voce del quartiermastro risuonò ansiosa e lui si girò, nel momento in cui qualcuno lo gettava a terra, finendogli tra le braccia con un gemito rauco. Un fiotto di sangue sprizzò sul lino purissimo della sua camicia.
«Padre…» farfugliò, terreo. Alzò gli occhi. Su una coffa avversa, uno dei pochi punti rimasti integri della nave francese, un archibugiere in livrea imbracciava ancora il moschetto fumante contro di loro… contro di lui. Fece per sparare di nuovo, ma cadde in acqua, centrato in pieno da una granata. La destrezza dei bombardieri della Lucky Chance era rinomata fino all’Atlantico e oltre.
«Padre…» ripeté il capitano, chino sul ferito, che respirava a fatica. Alcuni uomini gli si fecero attorno e, come lui, con la sua stessa impotenza, si avvidero che la situazione era senza via di scampo. «Non lasciatemi, signore,» supplicò, imperterrito. L’usuale caparbietà gli lampeggiò in faccia, alzò la testa e gridò: «Chiamate Fabien! Presto!» Subito dopo riportò l’attenzione sull’uomo a cui doveva tutto… tutto ciò che sapeva, tutto ciò che era. «Resistete, signore. Fabien vi curerà. Lui ci salva sempre. Salverà anche voi.»
Il ferito lo guardò con uno stentato sorriso e gli batté un colpetto affettuoso sulla mano, sillabando in affanno:
«Non stavolta, Julian. Non stavolta. Lo sai anche tu, ragazzo mio.»
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Maria Campanaro , Nessun porto nella nebbia

3 " (...)
Dritto sul cassero di poppa, Julian inspirò e si riempì le narici e i polmoni dell’aria pungente di sale, ovattata e gentile che sottolinea l’approssimarsi del crepuscolo sul mare, il suo udito si perse dietro alla lusinga dei sordi muggiti delle onde contro lo scafo e degli scricchiolii del vento in mezzo al sartiame. La sua pelle, attraverso la stoffa della camicia, si godette la frescura della brezza che giungeva da nord est. Le mani piantate sulla ringhiera dai ghirigori dorati, contemplò la quotidianità che lo avvolgeva e che più di tutto lo faceva sentire di nuovo padrone del suo elemento: gli uomini ai bracci che assecondavano le impalpabili mutazioni delle correnti, i carpentieri che rifinivano con la pece alcuni interstizi sulla tolda, i mozzi che aveva reclutato durante l’ultimo viaggio in Scozia che catramavano il sartiame e spalmavano di grasso gli alberi, i gabbieri fiamminghi che governavano le vele con la solita, immancabile meticolosità, lanciandosi ammonimenti nella loro lingua che conosceva solo un poco, le vedette in alto sulle coffe che frugavano l’orizzonte. Era di nuovo a casa.
E si concentrò sull’ipnotico rollio della Lucky Chance, che si muoveva sotto di lui con la sensualità di un’amante, che con la stessa possessività lo reclamava come parte di sé, del progetto di libertà e di dominio dei mari che da una vita intera condividevano, tutti e due. La sua nave lo aveva riconosciuto, aveva riconosciuto sopra ogni altro il suo tocco, la sua andatura, la cadenza della sua voce e, ne era certo, perfino la sua inquietudine. Non le serviva niente di più per lasciarsi domare, per lasciarsi andare. Nemmeno lui necessitava di altro per ritrovare intatti lucidità e freddezza, implacabilità di pensiero e d’azione.
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Maria Campanaro , Nessun porto nella nebbia