Home > Work > La nostalgia degli altri
1 " A mezza strada tra i miei due cari amici, finisco i miei bicchieri con in testa il ritornello di mio nonno, che per trent'anni aveva allenato la squadra di baseball della base americana: il vero talento, mi ripeteva scuotendo la testa come davanti a un'inevitabilità biblica, sta quasi sempre nelle mani degli ignari, degli incuranti, dei disgraziati, di coloro che sono pronti a svenderlo senza ricavarne nessun profitto, che se ne dimenticano come di una bicicletta con cui si è tanto corso in quell'ultima estate. Pochissimi sono capaci di costruire una carriera sul puro talento, diceva, di solito sono i mediamente dotati ad andare avanti, E determinati, quelli abituati al sacrificio e familiari con la delusione, gli ostinati e i pedanti. Gli ambiziosi, senza dubbio. Raramente un grande talento si accompagna a una grande ambizione. I benedetti dal talento arrivano molto in alto con troppa naturalezza, non imparano sotterfugi e colpi bassi, E poi si trovano impreparati: ci restano male appena subiscono un fallo o sono derubati di un'idea o li atterrano in modo sleale, finiscono per abbandonare il campo con quella grazia stupida che è la loro maledizione. "
― Federica Manzon , La nostalgia degli altri
2 " Non è mai per capire che si scrivono le storie, non è per far luce sulle ragioni di suo padre che Lizzie inventava e inventava su quei maledetti gradini di via San Michele, ma piuttosto per riportarlo indietro. Scriviamo per avere indietro ciò che ci appartiene e ci è stato portato via ingiustamente, ciò che è nostro per prossimità e intesa, e se non ci riusciamo, allora scriviamo perché niente vada perduto o sbiadisca all'orizzonte, perché le ciglia non la smettano di sedurci e i denti di sorridere, perché il bacio sia desiderato in eterno. "