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" Per questo, nel giorno della maniglia perduta, indugiavo con la faccia accostata alla finestra rotta, fantasticando su tutta quella gente dall’altro lato dei cumuli, chiedendomi se sarei mai riuscito a spingermi fino alla città laggiù, Forlichingham, a Londra, immaginando che ci fosse qualcuno dietro tutta quella gente, qualcuno che potesse apprezzarmi.
«C’è qualcuno,» sussurrai, «c’è qualcuno lì? Chi sei? Come sei fatto?» "
― Edward Carey , Heap House (Iremonger, #1)
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" Mi sentivo perduta, abbandonata, cacciata, sputata via, sepolta, gettata in un'enorme fossa. Piccola. Piccolissima. Consapevole, lì nel buio freddo, della mia esiguità, dell'assoluta impossibilità di essere grande. Briciola. Scheggia. Cosa perduta. Piccola cosa perduta. Ecco come mi sentivo. Qualcosa del genere. Ma non era tutto. Non ancora. Perché lasciata lì, da sola nei cumuli, mi sentivo come se fossi morta, totalmente morta, defunta, spacciata, destinata a non essere ricordata mai da nessuno, mai nemmeno esistita, ignota a chiunque e per sempre. Ecco, così. "
― Edward Carey , Heap House (Iremonger, #1)
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" Les gens en couple finissent souvent par se ressembler, j'avais déjà vu cela. Ils ne formaient qu'un, les Groom, il était difficile de les distinguer l'un de l'autre, tous deux avaient de la poitrine, tous deux des hanches, tous deux de grosses mains, et tous deux étaient habillés des mêmes vêtements blancs, marque de leur emploi. "
― Edward Carey , Heap House (Iremonger, #1)