Home > Work > Tre uomini in bicicletta
1 " Credo che per "entrare" nei luoghi il giornalista debba ascoltare la strada, cioè le voci deboli distanti dai riflettori dei media. Per farlo bene, deve accettare alcune regole di comportamento. Primo: sparire, mescolandosi alla gente se possibile fingendosi di non essere giornalista. Secondo: condividere, cioè dare qualcosa di suo - anche un semplice racconto - per trasformare l'intervista in un rapporto di scambio. Terzo: viaggiare lentamente per attraversare le periferie del mondo minore. Solo così saprà avvertire le mutazioni lunghe e non farsi sorprendere dai deragliamenti improvvisi della modernità.La vecchia bicicletta consente tutto questo. Essa è dunque uno straordinario strumento di reportage. Ti immerge nel contesto, ignorato da questo giornalismo cieco, fatto solo di primi piani. È anche una macchina dei pensieri, che offre al tuo scrivere il ritmo giusto dell'andare. È un mantra che rende il racconto più musicale, dunque ascoltabile. "
― Paolo Rumiz , Tre uomini in bicicletta
2 " Oggi, in questo mondo sovraffollato, non credo ci resti, per viaggiare davvero, altra direzione che l'Aurora. Non so perché ci ostiniamo a chiamarla Est. È un doppio inganno. Quel monosillabo assembla cose diversissime e incompatibili: il Centro Europa, i Balcani, l'impero russo, l'arcipelago dei mondi musulmani dalla Turchia in poi. E poi quella parola secca è un marchio, un timbro extracomunitario che respinge, notifica i nostri vuoti mentali, i nostri pregiudizi. È una sbarra che chiude la strada, non una porta che si apre su altri mondi. Per questo preferisco chiamarla Oriente. "
3 " Una sera, sui monti della Bulgaria, con Venere che brillava in un cielo umido color malva, mi è capitato di pensare che solo il nomade vive in pace col sole e le sorgenti, dunque capisce Dio, l'Essenza. Oppure che Cristianesimo, Ebraismo e Islam sono monoteismi nati dalla purezza dello stesso spazio nomade, il vicino Oriente appunto. E che tutti rischiano finire rivinati proprio dai sedentari, dalle loro gerarchie totalitarie, i loro muri, le loro ossessive compartimentazioni dello spazio e quelle stupide torri di Babele. "