Home > Work > Un amore in pericolo
1 " Non amava né il giardino né la villa. Era arduo sopportare la presenza del suocero. Era il più "presente" degli esseri. Se anche tentava di infiammare l'immaginazione ripetendo: «Questa casa un giorno sarà mia», non riusciva a entusiasmarsi. «Sì, è bel tempo, pensava con distacco, la villa ha dello stile... le rose... Simone... sì... Ma tutto ciò cosa giova a me, alla mia più intima natura?... Del resto, quando per un'ora vedo lo stesso orizzonte penso alla morte. Il disgusto tipico di ogni uomo che non si accontenta di vivere, che talvolta pensa alla propria vita... Sono stanco del successo, sono stanco dei processi brillanti, degli affari fortunati o sfortunati, delle relazioni utili, stanco anche troppo della presidenza del collegio forense. Soprattutto, pensava, sono stanco del matrimonio, e si ricordava dell'inverno passato, che si riaffacciava alla memoria come un lungo e cupo stato di collera, interrotto da schiarite di appassionata concordia, sempre più rare queste ultime, sempre più frequenti i diverbi... Perché?... Ah! certi matrimoni, certe donne erano così... Certe unioni sembrano generare nell'anima un dolore sordo, proprio come quello del basto che percuote il fianco delle bestie appaiate... Sospirò: «Non chiedo grandi cose, eppure... Che mi lasci partire per due mesi, è tutto ciò che desidero. Quando tornerò sarò dolce come un agnello... Ero forse fatto per il matrimonio? Per non importa quale matrimonio? No, sono ingiusto... Questo non è un matrimonio qualunque... L'ho amata... Lei m'ispira ancora una specie di nervoso affetto... La disgrazia è che si comincia ad amare una persona con tutto ciò che l'attornia... (quando l'ho amata tutto ciò che mi faceva pensare a lei mi era caro: la città in cui l'ho conosciuta; l'italiano che parlavano attorno a me...).Quando si finisce di amare, ci si slega anche da tutto. Così, questa villa, suo padre, perfino la bambina e questo cielo, tutto mi sfinisce e mi irrita...». "
― Irène Némirovsky , Un amore in pericolo
2 " Ah! che imprudenza sposarsi!... Che follia legare la propria vita, unica e preziosa, a quella di una donna!... «Che cosa mi offre questa specie di calma e spenta fortuna che si chiama amore felice?... Manca al mio essere un nutrimento più aspro e saporito. Mi sono sforzato per anni di pensare solo a Simone, ad Anna Maria... Ma a me, me, chi pensa a me?... La parola divina: essere uniti, essere uno in una sola carne...Un sogno che l'amore non può conseguire, malgrado tutte le promesse!...Resta solo la coscienza dolorosa e implacabile dei pensieri e dei desideri dell'altro, ai quali si oppongono, in una sorta di impeto feroce, i propri desideri, i propri pensieri, estranei e ostili...».Rimuginava con foga: «Se almeno avessimo il coraggio di essere schietti!... Che m'importa di questa donna, mia moglie?... Ah! non c'è altro che la propria vita, il proprio cuore... Sono questi moti di pietà a consumarci». "
3 " Il vecchio terminò da solo il giro del giardino. In simili momenti, non capiva perché la maggioranza degli uomini si tormentava in vani lamenti sulla giovinezza trascorsa. Secondo lui la gioventù era anche troppo lunga «stando alle nostre forze». Era stato giovane e povero, subalterno, inquieto, insoddisfatto, divorato da desideri irrealizzabili. Si sentiva così rassicurato ora, così calmo, così tranquillo! Amava soprattutto la sensazione di dominio che gli giungeva dal patrimonio e dall'età. Un cenno, e tutti obbedivano. Una parola, e tutto si piegava al suo volere.«E' per il loro bene», pensava con pacifico orgoglio. Si rimise dritto, battendo la ghiaia col bastone. Era convinto di aver vinto perfino la paura della morte che gli aveva incupito gli anni della maturità. Una paura che si era eclissata il giorno in cui aveva capito che la vita è più lunga di quel che si crede, che solo alla stolta gioventù sembra corta. Era saggio. Era vecchio. "