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1 " Un romanzo o una poesia non è un monologo, bensì una conversazione tra uno scrittore e un lettore: una conversazione, ripeto, del tutto privata, che esclude tutti gli altri – un atto, se si vuole, di reciproca misantropia. "
― Joseph Brodsky , Dall'esilio
2 " È questo il motivo per cui l’arte in generale, la letteratura in special modo e la poesia in particolare non sono propriamente apprezzate dai paladini del bene comune, dai padroni delle masse, dagli araldi della necessità storica. Giacché là dove l’arte è passata, dove una poesia è stata letta, costoro scoprono, in luogo dell’atteso consenso e dell’unanimità prevista, solo indifferenza e polifonia; in luogo della volontà di agire, disattenzione e insofferenza. "
3 " • “La scelta estetica è una faccenda strettamente individuale, e l’esperienza estetica è sempre un’esperienza privata. Ogni nuova realtà estetica rende ancora più privata l’esperienza individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a volte la forma del gusto (letterario o d’altro genere), può già di per sé costituire, se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa contro l’asservimento. Infatti un uomo che ha gusto, e in particolare gusto letterario, è più refrattario ai ritornelli e agli incantesimi ritmici propri della demagogia politica in tutte le sue versioni. Il punto non è tanto che la virtù non costituisce una garanzia per la creazione di un capolavoro: è che il male, e specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista. Quanto più ricca è l’esperienza estetica di un individuo, quanto più sicuro è il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero – anche se non necessariamente più felice – sarà lui stesso. "
4 " … un romanzo o una poesia sono il prodotto di una reciproca solitudine – quella di uno scrittore e quella di un lettore. "
5 " Dirò semplicemente che secondo me – non è una conclusione empirica, ahimè, ma solo teorica – per uno che ha letto molto Dickens sparare su un proprio simile in nome di una qualche idea è impresa un tantino più problematica che per uno che Dickens non l’ha letto mai. E parlo proprio di lettura di Dickens, Sterne, Stendhal, Dostoevskij, Flaubert, Balzac, Melville, Proust, Musil e via dicendo; cioè di letteratura, non di alfabetismo o di istruzione. "
6 " Il poeta, ripeto, è il mezzo di cui la lingua si serve per esistere. O, come ha detto il mio amato Auden, è colui in cui e per cui la lingua vive. "
7 " Chi scrive una poesia, però, non la scrive per l’ambizione di essere ricordato dai posteri, anche se spesso coltiva la speranza che una poesia gli sopravviva, sia pure di poco. Chi scrive una poesia la scrive perché la lingua gli suggerisce o semplicemente gli detta la riga seguente. Quando comincia a scrivere una poesia, di regola il poeta non sa come andrà a finire; e a volte gli accade di essere molto sorpreso del risultato, poiché spesso questo si rivela migliore di quanto lui si aspettasse, spesso il pensiero lo porta più in là di quanto lui immaginasse. Ed è il momento in cui il futuro della lingua interviene nel proprio presente e lo invade. Esistono, come si sa, tre modi di cognizione: quello analitico, quello intuitivo e il modo noto ai profeti biblici, la rivelazione. Ciò che distingue la poesia dalle altre forme letterarie è che usa insieme tutti e tre questi modi (orientandosi prevalentemente verso il secondo e il terzo). Tutti e tre sono infatti presenti nella lingua; e accade a volte che mediante una sola parola, un’unica rima, chi scrive una poesia riesca a spingersi là dove nessuno è mai stato prima di lui, più lontano, magari, di quanto lui stesso avrebbe desiderato. Chi scrive una poesia la scrive soprattutto perché l’esercizio poetico è uno straordinario acceleratore della coscienza, del pensiero, della comprensione dell’universo. Quando si è provata una volta questa accelerazione non si è più capaci di rinunciare all’avventura di ripetere questa esperienza; e si cade in uno stato di dipendenza, di assuefazione a questo processo, così come altri possono assuefarsi alla droga o all’alcool. Chi si trova in un simile stato di dipendenza rispetto alla lingua è, suppongo, quello che chiamano un poeta. "
8 " … sono certo, certissimo, che un uomo che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di uno che non la legge. "