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" In Austria il patriottismo era un argomento tutto particolare. A differenza della Germania, dove i bambini imparavano semplicemente a disprezzare le guerre dei bambini austriaci, e si insegnava loro che i bambini francesi sono i nipoti di fiacchi libertini che, fossero anche in mille, se la danno a gambe non appena incontrano un soldato tedesco della milizia territoriale dotato di una folta barba. E, scambiati i ruoli e apportate le opportune modifiche, si insegnavano esattamente le stesse cose ai bambini francesi, russi e inglesi, che vantavano anche loro parecchie vittorie. Ora, i bambini sono dei fanfaroni, amano giocare a guardie e ladri e, qualora ne facciano parte, sono sempre pronti a ritenere la famiglia Y, residente nella grande via X, la più importante famiglia del mondo. È dunque facile conquistarli al patriottismo. In Austria invece la faccenda era un po’ più complicata. Gli austriaci infatti avevano sì vinto tutte le guerre della loro storia, ma dopo la maggior parte di esse avevano dovuto cedere qualche territorio. Una circostanza, questa, che induce alla riflessione, e Ulrich, nel suo componimento sull’amor di patria, scrisse che un vero patriota non deve mai reputare la propria patria la migliore di tutte; anzi, in un lampo di genio che gli parve particolarmente bello, benché fosse piuttosto abbagliato dal suo splendore che non consapevole del suo effettivo contenuto, a quella frase sospetta ne aveva aggiunta un’altra, e cioè che probabilmente anche Dio preferisce parlare del suo mondo al conjunctivus potentialis (hic dixerit quispiam qui si potrebbe obiettare…), perché Dio crea il mondo e intanto pensa che esso potrebbe benissimo essere diverso. Di questa frase era molto fiero, ma forse nel formularla non si era spiegato bene, perché ne era nata una gran confusione, e per poco non lo avevano espulso dalla scuola, anche se poi non fu preso alcun provvedimento, nell’impossibilità di decidere se quell’audace osservazione fosse un oltraggio alla patria o a Dio "

Robert Musil , The Man Without Qualities


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Robert Musil quote : In Austria il patriottismo era un argomento tutto particolare. A differenza della Germania, dove i bambini imparavano semplicemente a disprezzare le guerre dei bambini austriaci, e si insegnava loro che i bambini francesi sono i nipoti di fiacchi libertini che, fossero anche in mille, se la danno a gambe non appena incontrano un soldato tedesco della milizia territoriale dotato di una folta barba. E, scambiati i ruoli e apportate le opportune modifiche, si insegnavano esattamente le stesse cose ai bambini francesi, russi e inglesi, che vantavano anche loro parecchie vittorie. Ora, i bambini sono dei fanfaroni, amano giocare a guardie e ladri e, qualora ne facciano parte, sono sempre pronti a ritenere la famiglia Y, residente nella grande via X, la più importante famiglia del mondo. È dunque facile conquistarli al patriottismo. In Austria invece la faccenda era un po’ più complicata. Gli austriaci infatti avevano sì vinto tutte le guerre della loro storia, ma dopo la maggior parte di esse avevano dovuto cedere qualche territorio. Una circostanza, questa, che induce alla riflessione, e Ulrich, nel suo componimento sull’amor di patria, scrisse che un vero patriota non deve mai reputare la propria patria la migliore di tutte; anzi, in un lampo di genio che gli parve particolarmente bello, benché fosse piuttosto abbagliato dal suo splendore che non consapevole del suo effettivo contenuto, a quella frase sospetta ne aveva aggiunta un’altra, e cioè che probabilmente anche Dio preferisce parlare del suo mondo al conjunctivus potentialis (hic dixerit quispiam qui si potrebbe obiettare…), perché Dio crea il mondo e intanto pensa che esso potrebbe benissimo essere diverso. Di questa frase era molto fiero, ma forse nel formularla non si era spiegato bene, perché ne era nata una gran confusione, e per poco non lo avevano espulso dalla scuola, anche se poi non fu preso alcun provvedimento, nell’impossibilità di decidere se quell’audace osservazione fosse un oltraggio alla patria o a Dio