Nella loro ottusa ferocia i tedeschi erano incapaci di adeguarsi all'astuzia dei romani, di capire quella filosofia spicciola e sorniona che permetteva di beffarli rispettando formalmente le imposizioni. Se, insomma, andare in bicicletta era proibito, non lo era andare in triciclo, conclusero i romani, e allora bastava aggiungere una ruota alla bicicletta, trasformarla in triciclo per restare nella legalità e riacquistare la possibilità di movimento.
Si vedevano così biciclette arrugginite, estratte dai nascondigli, trasformate in tricicli fortunosamente e, dunque, libere di circolare sotto gli occhi dei tedeschi senza temere il sequestro del mezzo e l'arresto del ciclista."/>

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" Biciclette, invece, non se ne vedevano affatto. Il misero veicolo, sgusciante e leggero, silenzioso e facilmente occultabile, aveva impensierito i tedeschi, messa in crisi la loro efficienza investigativa e repressiva, al punto che il generale Maltzer ne aveva proibito, con una dura ordinanza, la circolazione nell'intento di ridurre la mobilità dei partigiani.
Feroci e ingenui i nazisti attribuivano alla bicicletta i loro insuccessi nella caccia agli attentatori e, dunque, credettero che eliminando le biciclette, avrebbero eliminato gli attentati, i movimenti dei porta-ordini, la distribuzione dei giornali clandestini.
Forse, se non fosse stata emessa quell'ordinanza, Zavattini e De Sica non avrebbero mai ideato un film come "Ladri di biciclette". Mai come in quei mesi l'assenza di biciclette nelle strade fece emergere la loro utilità, così che anche quando, a liberazione avvenuta, quella proibizione fu seppellita, la bicicletta diventò non solo un bene prezioso, uno strumento di lavoro, un mezzo di comunicazione indispensabile in una città priva di mezzi di trasporto pubblico, ma anche il simbolo di un'epoca.
Nella loro ottusa ferocia i tedeschi erano incapaci di adeguarsi all'astuzia dei romani, di capire quella filosofia spicciola e sorniona che permetteva di beffarli rispettando formalmente le imposizioni. Se, insomma, andare in bicicletta era proibito, non lo era andare in triciclo, conclusero i romani, e allora bastava aggiungere una ruota alla bicicletta, trasformarla in triciclo per restare nella legalità e riacquistare la possibilità di movimento.
Si vedevano così biciclette arrugginite, estratte dai nascondigli, trasformate in tricicli fortunosamente e, dunque, libere di circolare sotto gli occhi dei tedeschi senza temere il sequestro del mezzo e l'arresto del ciclista. "

Ugo Pirro


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Ugo Pirro quote : Biciclette, invece, non se ne vedevano affatto. Il misero veicolo, sgusciante e leggero, silenzioso e facilmente occultabile, aveva impensierito i tedeschi, messa in crisi la loro efficienza investigativa e repressiva, al punto che il generale Maltzer ne aveva proibito, con una dura ordinanza, la circolazione nell'intento di ridurre la mobilità dei partigiani.<br />Feroci e ingenui i nazisti attribuivano alla bicicletta i loro insuccessi nella caccia agli attentatori e, dunque, credettero che eliminando le biciclette, avrebbero eliminato gli attentati, i movimenti dei porta-ordini, la distribuzione dei giornali clandestini.<br />Forse, se non fosse stata emessa quell'ordinanza, Zavattini e De Sica non avrebbero mai ideato un film come Nella loro ottusa ferocia i tedeschi erano incapaci di adeguarsi all'astuzia dei romani, di capire quella filosofia spicciola e sorniona che permetteva di beffarli rispettando formalmente le imposizioni. Se, insomma, andare in bicicletta era proibito, non lo era andare in triciclo, conclusero i romani, e allora bastava aggiungere una ruota alla bicicletta, trasformarla in triciclo per restare nella legalità e riacquistare la possibilità di movimento.
Si vedevano così biciclette arrugginite, estratte dai nascondigli, trasformate in tricicli fortunosamente e, dunque, libere di circolare sotto gli occhi dei tedeschi senza temere il sequestro del mezzo e l'arresto del ciclista." style="width:100%;margin:20px 0;"/>