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" Tutto era razionato: zucchero, sapone, olio, e soprattutto il sale in zucca, ché di quello ce n'era davvero poco. Perché quando che hai fame, e questo chissà se tu lo puoi capire da là dove stai, la testa non funziona più come prima, s'incaglia, ché non ti consola nemmeno avercela ancora sul collo, se non te ne fai più niente. "
― Wu Ming , L'armata dei sonnambuli
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" Però, vedete, se voi desiderate prendere una lepre, che le diate la caccia con i cani o col falco, a piedi o a cavallo, resterà sempre una lepre. La libertà, invece, non rimane mai la stessa, cambia a seconda della caccia. E se addestrate dei cani a catturarla per voi, è facile che vi riportino una libertà da cani. "
― Wu Ming , Altai
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" Dice Yggdrasil: l’Imperatore ha messo da parte tanta carta come non s’è mai vista, una montagna, che a mettere i fogli uno sopra l’altro si può raggiungere la luna, eppure tutti quei fogli non gli serviranno, ora che i boschi sono stati abbattuti. Nemmeno i menestrelli, i letterati e i cantastorie possono farci nulla, perché di storie da ricopiare nella grafia degli amanuensi, leggende di dèi ed eroi, favole antiche e recenti, di tutto questo non è rimasto nulla, nè ricordo, né memoria, né origine. "
― Wu Ming , Anatra all'arancia meccanica. Racconti 2000-2010
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" Ma il comunismo, Steve, qui non attaccherà mai, te lo dico io, non solo perchè ci stiamo noi, ma perchè gli italiani sono troppo pigri, gli piace troppo vendersi il futuro per arrangiare il presente, guadagnarsi la giornata e ingravidare tutte le femmine che toccano. No, Steve, niente comunismo qua. Troppa fatica. "
― Wu Ming , 54
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" Solo crescendo aveva capito che la fede di Sir William era qualcosa che si stagliava al di sopra delle confessioni e allo stesso tempo le attraversava tutte. Nella sua valle c'era posto per chiunque. Il re d'Inghilterra e il papa erano molto lontani, e il Padrone della Vita adorato dai Mohawk non era indegno d'essere chiamato Dio, anche se ci si rivolgeva a lui in modi selvatici e pittoreschi. Fin da piccolo Peter sapeva che non tutte le cerimonie nella foresta erano indiane. La notte di San Giovanni, nel fitto della boscaglia, si accendevano piccoli fuochi e si parlava gaelico, celebrando messe che la luce del giorno avrebbe proibito. I profughi scozzesi e i coloni irlandesi di suo padre s'intendevano con dialetti antichi come le rocce. La Lingua della Notte. Sir William la usava quando voleva dirgli qualcosa di intimo, che gli altri non dovevano cogliere.
- È la lingua della fede, del sangue e della guerra, - diceva. - Non la si parla per caso.
L'inglese invece serviva a comandare, a scrivere e a capirsi da un capo all'altro della valle. A Philadelphia gli avevano insegnato anche il francese, la lingua del nemico.
Ma era il mohawk l'idioma che preferiva. Il mohawk odorava di rum e di pellicce. Era la lingua del commercio e della caccia; dei concili e della diplomazia. Ma prima di tutto, per lui, quella delle ninne nanne. "
― Wu Ming , Manituana