Home > Author > Michele Mari
1 " Milizia d'abisso perduta che vedi le navi dal basso come sagome nere di foglie, dimmi, in quelle ombre scorrenti tu sogni? In esse ricordi le navi che furono tue, tutte le tue navi fino all'ultima, la più detestata la più rimpianta? O a sognare ti basta il lusso dell'anemone, la geometria della stella marina, la dubbia parvenza delle creature di profondità? "
― Michele Mari
2 " ... ma cos’è l’aura se non l’apparizione irripetibile di una lontananza? Cosa, se non il lato onirico delle cose, come un loro angelo nascosto? "
― Michele Mari , Tutto il ferro della Torre Eiffel
3 " Ed è la vendetta del mondo, perché la letteratura che non si difenda dal mondo cos’è, se non mondo? E il mondo è qui polimero fuso: ma fuso a forma di letteratura, così, volessimo uscire, sappiamo che non si può, nemmeno ogni tanto. "
4 " Questa sera Tardegardo, come suo costume, si trattenne lunga pezza al verone a contemplare il notturno stellato. Io non ardii di raggiungerlo, ma vidi egualmente, da certo luccicore, ch’avea il guardo pieno di lagrime, e, al solito, ne provai viva pena. Mi parve anche che tremasse, e osservandolo meglio (pur discosto com’ero), che movesse le labbra alla volta della luna, splendidissima e tersa qual da tempo non si mostrava. "
― Michele Mari , Io venìa pien d'angoscia a rimirarti
5 " Fedeli al duro accordonon ci cerchiamo più.Così i bambini giocanoa non ridere per primiguardandosi negli occhie alcuni sono così braviche diventano tristiper la vita intera. "
― Michele Mari , Cento poesie d'amore a Ladyhawke
6 " Ti cercherò sempresperando di non trovarti maimi hai detto all’ultimo congedoNon ti cercherò maisperando sempre di trovartiti ho rispostoAl momento l’arguzia specularefu sublimema ogni giorno che passasi rinsalda in meun unico commentoe il commento dicedue imbecilli "
7 " Anzi, come scrisse Sallustio a proposito di Catilina, più cupo l'umore, più pericolosa la congiura "
― Michele Mari , Roderick Duddle
8 " Cercherò di accontentarti, anche se nessuna storia propriamente finisce mai: se ne conclude un segmento, ma questa apparente cesura è solo parte di una storia più ampia, che solo per convenzione (o se preferisci, per non impazzire) abbiamo limitato ai casi occorsi a certi personaggi in un limitato lasso di tempo "
9 " Ma tu non scapperai, mio lettore, perché sei avido di sapere, e perché ti ho scelto fra tanti, e perché, appunto, sei mio. "
10 " Se il dolore può continuare a farmi piangere, è perché gliel’ho data vinta: ma basta che io sorrida, anche per un istante, ed ecco, sono un uomo libero. La fantasia è fatta di questo. Sottrarsi al limite, creare un altrove, altre leggi… Quello che vorrei farvi capire è che tutta questa tetraggine non è poi una buona alleata della tristezza, perché se la strangola, se la mangia… Un po’ di speranza invece, qualche lieve illusione, uno sparso sorriso, una piccola espansione del cuore, alternandosi alla tristezza o combinandosi con essa, le fanno bene, la rendono più interessante, come vedete non vi sto invitando a soffrire di meno, ma solo a soffrire in un modo più ricco, più vario… "
― Michele Mari , Fantasmagonia
11 " 1Così capisci a anche tu, lungimirante lettore, che il nostro marinaio non poté nemmeno incominciare a imbastire le riflessioni filosofiche che il caso meritava, trattandosi appunto di un caso, direbbe un sapiente di Oxford, di eterogenesi dei fini: eventualità che si verifica più spesso di quanto si creda, e alla quale, incontrando un agnello, il lupo dovrebbe ogni tanto pensare. "
12 " [...] Sul comodino, fra i medicinali, c’era il suo romanzo preferito, Piccolo mondo antico. «Ti devo parlare». «Ti stanchi, forse non è il caso…» «Lo decido io se è il caso. Sono io quella che se ne sta andando, e non voglio finire all’inferno. Ci sono cose di cui sono pentita, sì mio Signore che ascolti dall’alto dei cieli, sono sinceramente pentita, l’ho detto anche a don Bruno… Dicevo… Ci sono cose che devi sapere, finché non mi sarò confessata con te avrò sempre questo peso con me». «Ma io non sono un prete, non devi confessarmi proprio niente». «Sì invece, perché ti ho ingannato, ti ho fatto vivere nell’errore». Qualsiasi cosa stesse per dirmi, sentivo che era molto peggio dell’errore. «Non voglio sapere niente, ti perdono al buio». «Invece mi ascolterai, povero imbecille, ascolterai tutto». E ascoltai. Non mi aveva mai amato, mi aveva sposato solo per i miei soldi. Durante il nostro fidanzamento mi aveva tradito con cinque uomini; dopo le nozze non li aveva più contati. Aveva tenuto a precisare che pressoché tutti scopavano meglio di me, e che con me non ricordava orgasmo che non fosse simulato. Anselmo, il mio Anselmuccio, non era figlio mio ma del suo maestro di salsa e merengue, l’aitante Lucio. Matilde invece era figlia del commendator Ferrarini. Capivo Lucio, ma Ferrarini… Quando le chiesi perché rispose che proprio il fatto che fosse brutto e grasso le dava il gusto dello sfregio. Continuai ad ascoltare guardandole le spalle. Le mie promozioni, la mia nomina a sovrintendente non dipendevano dal mio merito: per solleticare la vanità di essere la moglie di un uomo importante era stata a letto con tutti quelli che avevano il potere di decidere. Anche la mia vittoria al torneo di scacchi di Neuchâtel non valeva nulla: la notte prima della finale aveva accettato di farsi sodomizzare dal campione russo perché facesse in modo di perdere: capisco adesso quella sciagurata spinta di pedone in b6… «Perché hai voluto parlare? Perché? Adesso la mia vita è rovinata…» «E non pensi alla mia, di vita? A quella eterna? Io voglio andare in paradiso, fra gli angeli… Il Signore lo sa, che dovevo dirti tutto, ora è contento della sua pecorella… È anche scritto, Egli si rallegra più di un malvagio pentito che di cento giusti… E rimetti a noi i nostri debiti… È cosa buona e giusta… Osanna nell’alto dei cieli… Accoglimi o Signore, è cosa giusta… Sì, vedo già la tua luce…» Più del dolore per quanto avevo saputo mi prostrava il disgusto per quella religione, la religione di Don Rodrigo morente e di Priebke, povero vecchiettino… Il mio eroe rimaneva Don Giovanni, quando dice di no al convitato di pietra, no che non mi pento… Presi dal comodino Piccolo mondo antico, lo sfogliai avanti e indietro. Sospirai. «Vedi cara, il fatto è che anch’io ti devo confessare un segreto». Mosse leggermente la spalla sinistra, come se stesse cercando di girarsi verso di me, ma si trattenne. «E il segreto è che io intrattengo certi rapporti con certi esseri spaventosi, esseri che tu non esiteresti a definire diabolici… Ma se oltre a Fogazzaro tu avessi letto anche Tolkien sapresti che esistono demoni molto più antichi del diavolo, demoni che vengono molto prima dell’umanità, prima di Dio e prima del nostro universo…» Si sentirono i primi colpi, lontanissimi. E già l’acqua nel bicchiere aveva incominciato a tremare. «Cosa sono questi colpi?» «Ne sta venendo uno per te, l’ho chiamato io». «Ma chi è?» «Un demone del mondo antico, come quello che trascina Gandalf nell’abisso». Ora i colpi erano boati, e facevano tremare le pareti. «Perché vedi, amore mio, il mondo antico non è piccolo. È grandissimo». "
13 " Avendo la testa montata all’indietronon so cosa mi aspettama quando cadrò nel vuotostarò certamente ammirandola sinossi di tutti i nostri incontri "