Home > Author > Grazia Deledda
1 " E pareva giocasse nella notte morente, la luna, libera e sola nel deserto del cielo crepuscolare, sopra la terra ancora addormentata; e si nascondeva, e riappariva tra le fronde, e si specchiava nell'acqua destandovi mille sorrisi, compiacendosi a vedersi nuda, libera e sola. "
― Grazia Deledda , Marianna Sirca
2 " Little by little they all gathered around him, entering through the cracks like moonbeams...[b]ut once the wind of misfortune blows, people disperse like little clouds around the moon when the wind blows off the mountains. "
― Grazia Deledda , Canne al vento
3 " The feast lasted nine days, the last three becoming a continuous circle dance accompanied by songs and music. Noemi always stayed on the belvedere among the banquet remains. ... No, she didn't dance, she didn't laugh, but it was enough for her to see people enjoying themselves, because she too hoped to take part in the festival of life. "
4 " ...siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento. "
5 " [...] e tutte le cose intorno ascoltavano sorprese che oltre il lieve mormorio degli alberi al vento altre voci esistessero. "
6 " Eccola dunque col pensiero laggiù.Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga.La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita.Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa…Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete. "
7 " Ma perché questo, Efix, dimmi, tu che hai girato il mondo: è da per tutto così? Perché la sorte ci stronca così, come canne?– Sì, – egli disse allora, – siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento. "
8 " Guarda tu l’acqua: perché dicono che è saggia? Perché prende la forma del vaso ove la si versa.” “Anche il vino, mi pare! "
9 " أن يحب المرء وأن يكون محبوباً، أليس هذا هو ملكوت الله على الأرض؟ "
― Grazia Deledda
10 " L’editore mandò cento copie del volume, per tutto compenso dell’opera: il valore non superava quello dell’olio e del vino rubati in cantina; e il grosso pacco piombò in casa come un bolide sconquassatore. La madre ne fu atterrita, la sera gli girò attorno con la diffidenza spaventata di un cane che vede un animale sconosciuto: per fortuna Cosima ricordò che un suo cugino in terzo grado aveva una bottega di barbiere e spacciava giornali e riviste. Era un intellettuale anche lui, a modo suo, perché mandava la corrispondenza locale al Giornale del capoluogo: e la proposta di Cosima, di spacciare qualche copia del romanzo fu da lui accolta con disinteresse completo. Ma per la scrittrice fu un disastro morale completo: non solo le zie inacidite, e i benpensanti del paese, e le donne che non sapevano leggere ma considerano i romanzi come libri proibiti, tutti si rivoltarono contro la fanciulla: fu un rogo di malignità, di supposizioni scandalose, di profezie libertine: la voce del Battista che, dalla prigione opaca della sua selvaggia castità urlava contro Erodiade era meno inesorabile. Lo stesso Andrea era scontento: non così aveva sognato la gloria della sorella: della sorella che si vedeva minacciata dal pericolo di non trovare marito. "
― Grazia Deledda , Cosima
11 " Il suono della fisarmonica arrivava fin laggiù; il motivo saltellante e voluttuoso richiamava alla danza, ma a volte si mutava il lamento, come stanco di gioia, come rimpiangendo il piacere che passa e gemendo per l'inutilità di tutte le cose: allora anche l'occhio melanconico delle giumente pareva pieno di una dolcezza nostalgica. "
― Grazia Deledda , Canne al vento, Dopo il divorzio, Cosima, Anime oneste, Fior di Sardegna, Nel deserto, L'ombra del passato, Il vecchio della montagna, Nostalgie e tanti altri
12 " La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre piu' chiara del fiume: ma era tutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa: si, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte, su, all'orizzonte a sinistra di Efix, e percorrevano le sponde del fiume alla caccia dei cinghiali e delle volpi: le loro armi scintillavano in mezzo ai bassi ontani della riva, e l'abbaiar fioco dei canti in lontananza indicava il loro passaggio. Efix sentiva il rumore che le panas (donne morte di parto) facevano nel lavar i loro panni giu' al fiume, battendoli con uno stinco di morto, e credeva di intraveder l'ammattadore, folletto con sette berretti entro i quali conserva un tesoro, balzar di qua e di la' sotto il bosco di mandorli, inseguito dai vampiri con la coda d'acciaio.Era il suo passaggio che destava lo scintillio dei rami e delle pietre sotto la luna: e agli spiriti maligni si univano quelli dei bambini non battezzati, spiriti bianchi che volavano per aria tramutandosi nelle nuvolette argentee dietro la luna: e i nani e le janas, piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro case di roccia a tesser stoffe d'oro in telai d'oro, ballavano all'ombra delle grandi macchie di filirea, mentre i giganti s'affacciavano fra le roccie dei monti battuti dalla luna, tenendo per la briglia gli enormi cavalli verdi che essi soltanto sanno montare, spiando se laggiu' fra le distese d'euforbia malefica si nascondeva qualche drago o se il leggendario serpente cananea, vivente fin dai tempi di Cristo, strisciava sulle sabbie intorno alla palude. Specialmente nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l'uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui durante il corso del sole; e' dunque tempo di ritirarsi e chiuder gli occhi sotto la protezione degli angeli custodi. "