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Leo Perutz QUOTES

1 " La tromba delle scale era buia. Fu colto da un vago senso di angoscia, a un tratto gli sembrò di non essere solo a salire quei ripidi gradini. Non c’era qualcosa che si muoveva nel buio? Passi silenziosi... ombre attorno a lui.
I morti, i morti di questa battaglia erano venuti anche loro, volevano assistere all’atto finale.
Appoggiato alla ringhiera c’era il vecchio ciambellano nella sua vestaglia rosso ciliegia e gli faceva un cenno col capo. - “Caduto in combattimento” diceva una voce, e per un istante Vittorin vide un volto infantile, il volto sorridente del conte Gagarin. Dal buio giunse in un sussurro la voce di Artemev: “È lei, compagno? L’ho aspettata. Adesso ci mostri che cosa sa fare”. -
Un leggero trepestio, un gemere e sospirare... erano i soldati rossi che lui aveva guidato all’assalto a Miropol’, sotto il fuoco di sbarramento, per via di Seljukov. 
Erano venuti, gli si accalcavano alle spalle, pronti a seguirlo di nuovo.
Dalla finestra del pianerottolo la luce pioveva sulla scala, sulla ringhiera consunta, sull’intonaco bianco del muro. A passi grevi e lenti Vittorin salì gli ultimi gradini. Adesso era davanti alla porta.
Sulla targhetta lesse un nome che non gli diceva nulla, sconosciuto. Una paura improvvisa lo invase: forse arrivava troppo tardi - Seljukov non c’è, è partito ieri, e nessuno sa per dove... Ma mentre ancora rifletteva accadde che sentì filtrare dalla porta chiusa un odore delicato, strano, conosceva quell’odore, lo conosceva dai tempi della Siberia, del campo di Cernavjensk, era l’aroma del tabacco cinese, l’aroma delle sigarette di Seljukov, e chiuse gli occhi e con un senso di benessere inesprimibile aspirò il profumo di un giorno lontano.
Poi suonò.
Dietro quella porta, adesso lo sapeva, c’era Seljukov. "

Leo Perutz , Tempo di spettri