Per questo parliamo di fattualità e di potenzialità di una superiorità che per essere tale va scelta, non ha uno svolgimento predeterminato. Essa radica in una primarietà, in una primigenìa ricca e incompiuta ma anche largamente impedita, laddove l'incompiutezza è precedente all'instaurazione del patriarcato e con tutta probabilità è ciò che ha favorito la sua affermazione, e l'impedimento, questo sì, deriva dall'opera funesta del patriarcato che ha ostacolato il riconoscimento e lo svolgimento della primigenìa. Non è stato un impedimento assoluto, ci sono state tante eccezioni, per ora ne conosciamo soltanto una parte; nella storia del patriarcato ci sono state continue infrazioni da parte di donne che, in un modo o nell'altro, si sono sottratte, hanno scelto di essere differenti, spesso isolate, talvolta creando dei gruppi.
Se l'essere prime da parte delle donne, se la primigenìa in tutte le sfere dell'esistenza fosse stata avversata e negata dai maschi fin dall'inizio la specie umana non si sarebbe affermata. È possibile rintracciare nel passato un riconoscimento elementare, intuitivo, ma determinante di questo prius e della sua naturalità (in questo caso il concetto di naturalità va inteso distinto da quello di natura umana). Con tutta probabilità le primitive e i primitivi ragionavano della natura e dell'umanità come di un unicum, delle donne e degli uomini come facenti parte della natura prima, non pienamente consapevoli della propria stessa emersione. Questo riconoscimento era intuitivo ma molto forte, tant'è vero che tutte le sacralizzazioni e poi le religioni sono nate al femminile e che anche le principali figure, i più importanti simboli e suggestioni delle religioni patriarcali sono femminili o sono reinterpretazioni di simboli legati alla figura femminile."/>

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" L'opera primaria di leader, di apripista e di creatrici principali non sempre porta a risultati positivi; è importante evitare una visione ingenua per cui tutto ciò che proviene dalle donne va bene. L'opera svolta dalle donne è fondamentale - e qui si esprime già un giudizio di valore - perché riguarda la vita, non è una primarietà "tecnica". Se il parametro di giudizio è lo schieramento etico per la vivibilità contro l'uccidibilità, allora questa primarietà risulta decisiva per l'affermazione della vita, tanto più oggi in un mondo in cui i messaggi di morte sono preminenti mentre quelli legati alla vita stentano, faticano ad affermarsi organicamente, anche se nell'esistenza prevalgono, altrimenti la nostra specie starebbe per estinguersi. Le donne sono state protagoniste anche di creazioni negative, come l'inizio di autoalienazione - comunque imparagonabile all'autoalienazione delle religioni monoteiste -, legata all'invenzione di una figura femminile al di sopra dell'umano, sacra, che regola sia il mondo naturale sia la comunità. Le donne come genere nella loro opera costante in favore della vita hanno agito anche con grandi difetti di coscienza, con una capacità universalizzante insufficiente, ad esempio concependo ed interpretando la forte tensione all'accudimento in chiave privatista, egoista, addirittura competitiva con altri gruppi umani. Possedere speciali facoltà creative non basta, queste vanno costantemente interpretate: il compiacere per esempio può essere inteso sia come "provare piacere con" sia, in senso negativo, fare qualcosa per far piacere ad altri, ai maschi in particolare, per ottenerne dei vantaggi.
Per questo parliamo di fattualità e di potenzialità di una superiorità che per essere tale va scelta, non ha uno svolgimento predeterminato. Essa radica in una primarietà, in una primigenìa ricca e incompiuta ma anche largamente impedita, laddove l'incompiutezza è precedente all'instaurazione del patriarcato e con tutta probabilità è ciò che ha favorito la sua affermazione, e l'impedimento, questo sì, deriva dall'opera funesta del patriarcato che ha ostacolato il riconoscimento e lo svolgimento della primigenìa. Non è stato un impedimento assoluto, ci sono state tante eccezioni, per ora ne conosciamo soltanto una parte; nella storia del patriarcato ci sono state continue infrazioni da parte di donne che, in un modo o nell'altro, si sono sottratte, hanno scelto di essere differenti, spesso isolate, talvolta creando dei gruppi.
Se l'essere prime da parte delle donne, se la primigenìa in tutte le sfere dell'esistenza fosse stata avversata e negata dai maschi fin dall'inizio la specie umana non si sarebbe affermata. È possibile rintracciare nel passato un riconoscimento elementare, intuitivo, ma determinante di questo prius e della sua naturalità (in questo caso il concetto di naturalità va inteso distinto da quello di natura umana). Con tutta probabilità le primitive e i primitivi ragionavano della natura e dell'umanità come di un unicum, delle donne e degli uomini come facenti parte della natura prima, non pienamente consapevoli della propria stessa emersione. Questo riconoscimento era intuitivo ma molto forte, tant'è vero che tutte le sacralizzazioni e poi le religioni sono nate al femminile e che anche le principali figure, i più importanti simboli e suggestioni delle religioni patriarcali sono femminili o sono reinterpretazioni di simboli legati alla figura femminile. "

, L'origine femminile dell'Umanità. Dialoghi, lezioni, articoli


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 quote : L'opera primaria di leader, di apripista e di creatrici principali non sempre porta a risultati positivi; è importante evitare una visione ingenua per cui tutto ciò che proviene dalle donne va bene. L'opera svolta dalle donne è fondamentale - e qui si esprime già un giudizio di valore - perché riguarda la vita, non è una primarietà Per questo parliamo di fattualità e di potenzialità di una superiorità che per essere tale va scelta, non ha uno svolgimento predeterminato. Essa radica in una primarietà, in una primigenìa ricca e incompiuta ma anche largamente impedita, laddove l'incompiutezza è precedente all'instaurazione del patriarcato e con tutta probabilità è ciò che ha favorito la sua affermazione, e l'impedimento, questo sì, deriva dall'opera funesta del patriarcato che ha ostacolato il riconoscimento e lo svolgimento della primigenìa. Non è stato un impedimento assoluto, ci sono state tante eccezioni, per ora ne conosciamo soltanto una parte; nella storia del patriarcato ci sono state continue infrazioni da parte di donne che, in un modo o nell'altro, si sono sottratte, hanno scelto di essere differenti, spesso isolate, talvolta creando dei gruppi.
Se l'essere prime da parte delle donne, se la primigenìa in tutte le sfere dell'esistenza fosse stata avversata e negata dai maschi fin dall'inizio la specie umana non si sarebbe affermata. È possibile rintracciare nel passato un riconoscimento elementare, intuitivo, ma determinante di questo prius e della sua naturalità (in questo caso il concetto di naturalità va inteso distinto da quello di natura umana). Con tutta probabilità le primitive e i primitivi ragionavano della natura e dell'umanità come di un unicum, delle donne e degli uomini come facenti parte della natura prima, non pienamente consapevoli della propria stessa emersione. Questo riconoscimento era intuitivo ma molto forte, tant'è vero che tutte le sacralizzazioni e poi le religioni sono nate al femminile e che anche le principali figure, i più importanti simboli e suggestioni delle religioni patriarcali sono femminili o sono reinterpretazioni di simboli legati alla figura femminile." style="width:100%;margin:20px 0;"/>