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" Avevamo una giovenca, con il pelo color del pane, l'avevo allevata io da quando era ancora una vitellina, insieme ai gemellini, per me era come fosse un terzo bambino, il suo pelo era soffice come la seta, come i capelli dei gemelli, il naso rosa, morbido, profumava di latte, come loro due. Mi prendevano in giro perché mi seguiva dappertutto, ma un giorno bisognò venderla, mi chiusero in solaio, tolsero la scala da sotto per impedirmi di correrle dietro, nel villaggio a quell'epoca l'isteria non andava di moda, se un bambino faceva una scenata lo scrollavano per bene, gli dicevano come doveva comportarsi, e se continuava a non capire con le buone glielo ficcavano in testa con le cattive. Oggi magari le cose sono cambiate, forse ci passano sopra anche laggiù, non so. A me, in ogni caso, lo ficcarono bene in testa, mi chiusero la porta a chiave ma io riuscii a scappare, sapevo che se vendevano la giovenca poi la portavano via in treno, così corsi alla banchina, e quando arrivai l'avevano già spinta nel vagone insieme alle bestie degli altri padroni. Lei là dentro muggiva, io urlai il suo nome, non avevano ancora chiuso il portellone, quando sentì la mia voce si lanciò verso di me. I bambini sono stupidi, non sapevo che cosa avrei combinato chiamandola. SI ruppe le due zampe anteriori, perché cadde di sotto, chiamarono lo zigano per ucciderla con un colpo in testa, mio nonno mi maledisse, era meglio fossi morta io invece di quella bestia preziosa, buona a nulla che non ero altro. La macellarono e la fecero a pezzi, mi obbligarono a guardare mentre la uccidevano e la squartavano, non mi chieda quel che provai, impari soltanto una cosa, non bisogna mai amare nessuno perdutamente perché altrimenti si causa la sua rovina. Se non è prima, sarà poi. La cosa migliore è non amare mai nessuno, perché così lui non si butta giù da un vagone e non lo fai ammazzare. "

Magda Szabó , The Door


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Magda Szabó quote : Avevamo una giovenca, con il pelo color del pane, l'avevo allevata io da quando era ancora una vitellina, insieme ai gemellini, per me era come fosse un terzo bambino, il suo pelo era soffice come la seta, come i capelli dei gemelli, il naso rosa, morbido, profumava di latte, come loro due. Mi prendevano in giro perché mi seguiva dappertutto, ma un giorno bisognò venderla, mi chiusero in solaio, tolsero la scala da sotto per impedirmi di correrle dietro, nel villaggio a quell'epoca l'isteria non andava di moda, se un bambino faceva una scenata lo scrollavano per bene, gli dicevano come doveva comportarsi, e se continuava a non capire con le buone glielo ficcavano in testa con le cattive. Oggi magari le cose sono cambiate, forse ci passano sopra anche laggiù, non so. A me, in ogni caso, lo ficcarono bene in testa, mi chiusero la porta a chiave ma io riuscii a scappare, sapevo che se vendevano la giovenca poi la portavano via in treno, così corsi alla banchina, e quando arrivai l'avevano già spinta nel vagone insieme alle bestie degli altri padroni. Lei là dentro muggiva, io urlai il suo nome, non avevano ancora chiuso il portellone, quando sentì la mia voce si lanciò verso di me. I bambini sono stupidi, non sapevo che cosa avrei combinato chiamandola. SI ruppe le due zampe anteriori, perché cadde di sotto, chiamarono lo zigano per ucciderla con un colpo in testa, mio nonno mi maledisse, era meglio fossi morta io invece di quella bestia preziosa, buona a nulla che non ero altro. La macellarono e la fecero a pezzi, mi obbligarono a guardare mentre la uccidevano e la squartavano, non mi chieda quel che provai, impari soltanto una cosa, non bisogna mai amare nessuno perdutamente perché altrimenti si causa la sua rovina. Se non è prima, sarà poi. La cosa migliore è non amare mai nessuno, perché così lui non si butta giù da un vagone e non lo fai ammazzare.