" «Sei irrequieto. È la riunione di famiglia che ti innervosisce? So che
non ti piacciono.» Nemmeno il bacio delicato sull’orecchio riuscì a diminuire
il suo nervosismo.
«Mi è passata, e poi ormai sono un orfano,» rispose, anche se strinse il
braccio sul suo petto. Boar aveva un buon odore quella sera. Come una coperta
morbida con cui voleva avvolgersi
Nemmeno a me piace pensare alla famiglia che ho perso, ma ci possiamo
sostenere a vicenda, anche questa è una famiglia, no? Anche se strana,
criminale e incestuosa.»
Appoggiò la fronte sulla spalla di Boar e lo abbracciò. «Sei folle. Posso
essere così soltanto con te. Forse è questo che ti rende la mia famiglia, se
insisti che debba averne una.»
«Certo che ne hai bisogno.» Boar intrecciò le dita con le sue e, in quel
giardino, sotto le stelle, in quella casa tranquilla, Pyro lasciò libere le sue
fantasie. Immaginò loro due a ottant’anni, a bere cocktail tutto il giorno, al
casinò e, diamine, forse anche con un pavone bianco, perché no, cazzo?
«Ti amo. Solamente tu puoi vedere questa parte di me,» mormorò Pyro,
nascondendo il viso nell’incavo del collo di Boar. Era l’unico che non rideva
mai di lui o si approfittava della sua debolezza. Inoltre, era quello di cui
aveva bisogno. Funzionava alla grande "
― K.A. Merikan , Their Obsession (Four Mercenaries #2)