Maltzer con il suo italiano inamidato gli spiegò che Goebbels in persona gli chiedeva di trasferirsi a Venezia per partecipare alla rinascita del cinema italiano e fascista.
"Ma che cosa gliene frega, poi, ai tedeschi del cinema italiano?" avrebbe voluto rispondere, ma era una battuta che avrebbe rovinato il crescente drammatico della scena.
"Conoscendo i suoi sentimenti patriottici e il suo prestigio di artista, il ministro è sicuro di poter contare ciecamente su di lei... Quando intende partire, herr De Sica?" concluse Maltzer.
De Sica assunse un'espressione addolorata, allargò le braccia in un gesto di disappunto, come a dire che il destino era crudele con lui e con il cinema fascista.
"Non posso... e sono mortificato di non poter accettare questa straordinaria offerta che mi viene da un uomo di riconosciuta cultura" e si interruppe per un attimo, come a chiedere perdono agli amici per quel riconoscimento servile "ma purtroppo ho firmato proprio la settimana scorsa un contratto con il Vaticano per dirigere un film di argomento religioso... Comincio a girare a giorni...".
"Il Vaticano?!... Il Vaticano produce film?!" Maltzer era rosso di indignazione, ma l'espressione esprimeva anche la sua impotenza.
"Proprio così... Sa... è uno stato estero... e ha la sua cinematografia nazionale..."
Ora De Sica gli dava dentro, come se avvertisse che il pubblico invisibile fosse già pronto all'applauso.
"Ma voi non siete un prete!" ribatté Maltzer "Anzi... un adultero... un peccatore!"
"E chi non pecca?... Del resto né voi, né noi siamo in guerra con la Santa Sede...."
"E la pellicola?... Chi vi darà la pellicola?... Tutta la pellicola esistente a Roma è stata sequestrata... Ha una fabbrica di pellicola il Vaticano?"
"No... ma ha la pellicola!"
"Chi gliel'ha data?" il tono di voce del generale saliva parola per parola eppure faceva sempre meno paura.
"Non saprei... dovete chiederlo al cardinal segretario di Stato... o addirittura al Santo Padre..."
"Non vi chiedete chi dovrà rilasciare i permessi per le riprese? Io!"
"Gireremo nei territori vaticani" rispose De Sica con un sorriso che voleva essere di scusa, ma che gli riuscì male: troppo evidente era l'ironia trionfante che lasciò trapelare.
Maltzer tacque. Fra tutte le possibili scuse, pretesti che si aspettava di sentire, non aveva pensato di trovarsi di fronte a uno scritturato dalla cinematografia vaticana. Tambureggiava le dita sul tavolo.
"Se ne vada, commediante!" disse fra i denti il generale. "Penserò io a spedirla in Germania appena sarà finito questo film del papa!"
De Sica raccolse il cappello, si alzò, ebbe la forza di dire: "Non sono un commediante... sono un artista... un uomo...".
Indietreggiò verso la porta. Era felice, ma non poteva mostrarlo, scese le scale una a una, lentamente, gustando il suo trionfo a ogni gradino. Appena all'aperto, avviandosi verso il Bristol, canticchiò la canzone che aveva contribuito alla sua celebrità, quell'indimenticabile Parlami d'amore Mariù."/>

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" [...]De Sica fece appello a tutto il suo mestiere di attore brillante e patetico per mostrarsi disinvolto. Ancora qualche convenevole e sarebbe scattato in piedi chiedendo al generale di dirgli che cosa volesse da lui.
Finalmente Maltzer gli porse una lettera senza aggiungere nulla. De Sica riuscì soltanto a leggere la firma di Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich. Sorridendo come se quella lettera fosse un indovinello difficile chiese al generale di illustrargliene il contenuto, dal momento che egli, purtroppo, e lo disse assai bene quel "purtroppo", non conosceva la meravigliosa lingua di Goethe. Disse la battuta così bene che si sentì su un palcoscenico, di fronte al pubblico. Bastò ad animarlo e a sentirsi addirittura fuori pericolo.
Maltzer con il suo italiano inamidato gli spiegò che Goebbels in persona gli chiedeva di trasferirsi a Venezia per partecipare alla rinascita del cinema italiano e fascista.
"Ma che cosa gliene frega, poi, ai tedeschi del cinema italiano?" avrebbe voluto rispondere, ma era una battuta che avrebbe rovinato il crescente drammatico della scena.
"Conoscendo i suoi sentimenti patriottici e il suo prestigio di artista, il ministro è sicuro di poter contare ciecamente su di lei... Quando intende partire, herr De Sica?" concluse Maltzer.
De Sica assunse un'espressione addolorata, allargò le braccia in un gesto di disappunto, come a dire che il destino era crudele con lui e con il cinema fascista.
"Non posso... e sono mortificato di non poter accettare questa straordinaria offerta che mi viene da un uomo di riconosciuta cultura" e si interruppe per un attimo, come a chiedere perdono agli amici per quel riconoscimento servile "ma purtroppo ho firmato proprio la settimana scorsa un contratto con il Vaticano per dirigere un film di argomento religioso... Comincio a girare a giorni...".
"Il Vaticano?!... Il Vaticano produce film?!" Maltzer era rosso di indignazione, ma l'espressione esprimeva anche la sua impotenza.
"Proprio così... Sa... è uno stato estero... e ha la sua cinematografia nazionale..."
Ora De Sica gli dava dentro, come se avvertisse che il pubblico invisibile fosse già pronto all'applauso.
"Ma voi non siete un prete!" ribatté Maltzer "Anzi... un adultero... un peccatore!"
"E chi non pecca?... Del resto né voi, né noi siamo in guerra con la Santa Sede...."
"E la pellicola?... Chi vi darà la pellicola?... Tutta la pellicola esistente a Roma è stata sequestrata... Ha una fabbrica di pellicola il Vaticano?"
"No... ma ha la pellicola!"
"Chi gliel'ha data?" il tono di voce del generale saliva parola per parola eppure faceva sempre meno paura.
"Non saprei... dovete chiederlo al cardinal segretario di Stato... o addirittura al Santo Padre..."
"Non vi chiedete chi dovrà rilasciare i permessi per le riprese? Io!"
"Gireremo nei territori vaticani" rispose De Sica con un sorriso che voleva essere di scusa, ma che gli riuscì male: troppo evidente era l'ironia trionfante che lasciò trapelare.
Maltzer tacque. Fra tutte le possibili scuse, pretesti che si aspettava di sentire, non aveva pensato di trovarsi di fronte a uno scritturato dalla cinematografia vaticana. Tambureggiava le dita sul tavolo.
"Se ne vada, commediante!" disse fra i denti il generale. "Penserò io a spedirla in Germania appena sarà finito questo film del papa!"
De Sica raccolse il cappello, si alzò, ebbe la forza di dire: "Non sono un commediante... sono un artista... un uomo...".
Indietreggiò verso la porta. Era felice, ma non poteva mostrarlo, scese le scale una a una, lentamente, gustando il suo trionfo a ogni gradino. Appena all'aperto, avviandosi verso il Bristol, canticchiò la canzone che aveva contribuito alla sua celebrità, quell'indimenticabile Parlami d'amore Mariù. "

Ugo Pirro , Celluloide


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Ugo Pirro quote : [...]De Sica fece appello a tutto il suo mestiere di attore brillante e patetico per mostrarsi disinvolto. Ancora qualche convenevole e sarebbe scattato in piedi chiedendo al generale di dirgli che cosa volesse da lui.<br />Finalmente Maltzer gli porse una lettera senza aggiungere nulla. De Sica riuscì soltanto a leggere la firma di Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich. Sorridendo come se quella lettera fosse un indovinello difficile chiese al generale di illustrargliene il contenuto, dal momento che egli, purtroppo, e lo disse assai bene quel Maltzer con il suo italiano inamidato gli spiegò che Goebbels in persona gli chiedeva di trasferirsi a Venezia per partecipare alla rinascita del cinema italiano e fascista.
"Ma che cosa gliene frega, poi, ai tedeschi del cinema italiano?" avrebbe voluto rispondere, ma era una battuta che avrebbe rovinato il crescente drammatico della scena.
"Conoscendo i suoi sentimenti patriottici e il suo prestigio di artista, il ministro è sicuro di poter contare ciecamente su di lei... Quando intende partire, herr De Sica?" concluse Maltzer.
De Sica assunse un'espressione addolorata, allargò le braccia in un gesto di disappunto, come a dire che il destino era crudele con lui e con il cinema fascista.
"Non posso... e sono mortificato di non poter accettare questa straordinaria offerta che mi viene da un uomo di riconosciuta cultura" e si interruppe per un attimo, come a chiedere perdono agli amici per quel riconoscimento servile "ma purtroppo ho firmato proprio la settimana scorsa un contratto con il Vaticano per dirigere un film di argomento religioso... Comincio a girare a giorni...".
"Il Vaticano?!... Il Vaticano produce film?!" Maltzer era rosso di indignazione, ma l'espressione esprimeva anche la sua impotenza.
"Proprio così... Sa... è uno stato estero... e ha la sua cinematografia nazionale..."
Ora De Sica gli dava dentro, come se avvertisse che il pubblico invisibile fosse già pronto all'applauso.
"Ma voi non siete un prete!" ribatté Maltzer "Anzi... un adultero... un peccatore!"
"E chi non pecca?... Del resto né voi, né noi siamo in guerra con la Santa Sede...."
"E la pellicola?... Chi vi darà la pellicola?... Tutta la pellicola esistente a Roma è stata sequestrata... Ha una fabbrica di pellicola il Vaticano?"
"No... ma ha la pellicola!"
"Chi gliel'ha data?" il tono di voce del generale saliva parola per parola eppure faceva sempre meno paura.
"Non saprei... dovete chiederlo al cardinal segretario di Stato... o addirittura al Santo Padre..."
"Non vi chiedete chi dovrà rilasciare i permessi per le riprese? Io!"
"Gireremo nei territori vaticani" rispose De Sica con un sorriso che voleva essere di scusa, ma che gli riuscì male: troppo evidente era l'ironia trionfante che lasciò trapelare.
Maltzer tacque. Fra tutte le possibili scuse, pretesti che si aspettava di sentire, non aveva pensato di trovarsi di fronte a uno scritturato dalla cinematografia vaticana. Tambureggiava le dita sul tavolo.
"Se ne vada, commediante!" disse fra i denti il generale. "Penserò io a spedirla in Germania appena sarà finito questo film del papa!"
De Sica raccolse il cappello, si alzò, ebbe la forza di dire: "Non sono un commediante... sono un artista... un uomo...".
Indietreggiò verso la porta. Era felice, ma non poteva mostrarlo, scese le scale una a una, lentamente, gustando il suo trionfo a ogni gradino. Appena all'aperto, avviandosi verso il Bristol, canticchiò la canzone che aveva contribuito alla sua celebrità, quell'indimenticabile Parlami d'amore Mariù." style="width:100%;margin:20px 0;"/>