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" Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a un’avventura più lontana
l’intento viso che assembra
l’arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t’avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell’elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d’incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t’impaura.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
L’acqua’ è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo
come un’equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T’alzi e t’avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t’abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t’afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra "

Eugenio Montale , Tutte le poesie


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Eugenio Montale quote : Esterina, i vent’anni ti minacciano,<br />grigiorosea nube<br />che a poco a poco in sé ti chiude.<br />Ciò intendi e non paventi.<br />Sommersa ti vedremo<br />nella fumea che il vento<br />lacera o addensa, violento.<br />Poi dal fiotto di cenere uscirai<br />adusta più che mai,<br />proteso a un’avventura più lontana <br />l’intento viso che assembra<br />l’arciera Diana.<br />Salgono i venti autunni,<br />t’avviluppano andate primavere;<br />ecco per te rintocca<br />un presagio nell’elisie sfere. <br />Un suono non ti renda<br />qual d’incrinata brocca<br />percossa!; io prego sia<br />per te concerto ineffabile<br />di sonagliere.<br />La dubbia dimane non t’impaura.<br />Leggiadra ti distendi <br />sullo scoglio lucente di sale <br />e al sole bruci le membra.<br />Ricordi la lucertola<br />ferma sul masso brullo;<br />te insidia giovinezza,<br />quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.<br />L’acqua’ è la forza che ti tempra, <br />nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi: <br />noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo<br />come un’equorea creatura<br />che la salsedine non intacca<br />ma torna al lito più pura.<br />Hai ben ragione tu!<br />Non turbare<br />di ubbie il sorridente presente.<br />La tua gaiezza impegna già il futuro<br />ed un crollar di spalle<br />dirocca i fortilizî<br />del tuo domani oscuro.<br />T’alzi e t’avanzi sul ponticello<br />esiguo, sopra il gorgo che stride:<br />il tuo profilo s’incide<br />contro uno sfondo di perla.<br />Esiti a sommo del tremulo asse,<br />poi ridi, e come spiccata da un vento<br />t’abbatti fra le braccia<br />del tuo divino amico che t’afferra. <br />Ti guardiamo noi, della razza <br />di chi rimane a terra