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" Naturalmente la distinzione/congiunzione tra essere ed esistenza riguarda tutti gli esseri umani, e la potenziale priorità dell'essere concreto per vivere meglio concerne gli uomini non meno che le donne, seppure con diversi accenti. Nulla vieta a noi maschi - le lettrici e i lettori mi permetteranno questa riflessione di genere, in questo caso maschile - di poter riacquistare una giusta postura al riguardo. Nulla lo vieta se non la stessa terribile scelta millenaria di separazione, di oppressione nei confronti del genere femminile di cui siamo, anche inconsapevolmente protagonisti - e l'inconsapevolezza non è mai stata una scusa per un pensiero virtuoso. Allora, nessun senso di colpa: se proviamo a sentire, a pensare, a volere, a poter vivere diversamente la specie e quindi innanzitutto il genere femminile - per noi maschi significa capirne la positività, provare ad imparare da esso suscitandone gli insegnamenti e quindi, perché ne è un aspetto costitutivo, rispettandolo come genere primo -, se riusciremo in questo miglioreremo noi stessi, liberandoci da tare storiche acquisite, di cui non possiamo essere elettivamente responsabili in prima persona ma che tendiamo a riverberare e perpetuare. Conquistare una visione concreta della specie e dei generi, innanzitutto del genere femminile, vuol dire anche, e con crescente importanza, provare ad elaborare un'ontica e un'ontologia femminile (per ontica intendo il concreto dell'essere e per ontologia la potenzialità dell'essere). Elaborare un'ontica e un'ontologia del genere femminile significa andare alle radici di un'ontica e un'ontologia concretamente intese dell'umanità tutta, e concretamente vuol dire inseparabile dall'esistenza e dal vissuto, inseparabile dalle scelte che si operano, dai valori morali ed etici che si scelgono. E perciò stesso certamente è anche un problema filosofico, e non solo: è un problema di teoresi complessiva, un problema - e un bel problema - della vita. "

, L'origine femminile dell'Umanità. Dialoghi, lezioni, articoli


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 quote : Naturalmente la distinzione/congiunzione tra essere ed esistenza riguarda tutti gli esseri umani, e la potenziale priorità dell'essere concreto per vivere meglio concerne gli uomini non meno che le donne, seppure con diversi accenti. Nulla vieta a noi maschi - le lettrici e i lettori mi permetteranno questa riflessione di genere, in questo caso maschile - di poter riacquistare una giusta postura al riguardo. Nulla lo vieta se non la stessa terribile scelta millenaria di separazione, di oppressione nei confronti del genere femminile di cui siamo, anche inconsapevolmente protagonisti - e l'inconsapevolezza non è mai stata una scusa per un pensiero virtuoso. Allora, nessun senso di colpa: se proviamo a sentire, a pensare, a volere, a poter vivere diversamente la specie e quindi innanzitutto il genere femminile - per noi maschi significa capirne la positività, provare ad imparare da esso suscitandone gli insegnamenti e quindi, perché ne è un aspetto costitutivo, rispettandolo come genere primo -, se riusciremo in questo miglioreremo noi stessi, liberandoci da tare storiche acquisite, di cui non possiamo essere elettivamente responsabili in prima persona ma che tendiamo a riverberare e perpetuare. Conquistare una visione concreta della specie e dei generi, innanzitutto del genere femminile, vuol dire anche, e con crescente importanza, provare ad elaborare un'ontica e un'ontologia femminile (per ontica intendo il concreto dell'essere e per ontologia la potenzialità dell'essere). Elaborare un'ontica e un'ontologia del genere femminile significa andare alle radici di un'ontica e un'ontologia concretamente intese dell'umanità tutta, e concretamente vuol dire inseparabile dall'esistenza e dal vissuto, inseparabile dalle scelte che si operano, dai valori morali ed etici che si scelgono. E perciò stesso certamente è anche un problema filosofico, e non solo: è un problema di teoresi complessiva, un problema - e un bel problema - della vita.