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" «A questo punto mi pare evidente che il problema siamo noi, – fece uno degli scrittori, – intendo noi romani, la classe dirigente è lo specchio del nostro marciume, tutto è marcio, anche i turisti. Immaginate Roma libera dalla nostra presenza». «Sai che palle», disse la psicologa. «Immaginate questa città deserta, – continuò lo scrittore, – fatta soltanto di fontane, di porticati, di giardini, di basiliche, fatta di statue al centro delle piazze ma anche di lampioni, di ospedali, di tralicci, di radioline lasciate sui balconi. Bandite le persone, sarebbero le cose a dialogare finalmente tra di loro. In nessun luogo come a Roma, questo dialogo sarebbe più musicale, più ispirato, più fecondo, più denso di significato».

«Ma che cazzo stai a di’?», rise di gusto l’architetto. "

Nicola Lagioia , La città dei vivi


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Nicola Lagioia quote : «A questo punto mi pare evidente che il problema siamo noi, – fece uno degli scrittori, – intendo noi romani, la classe dirigente è lo specchio del nostro marciume, tutto è marcio, anche i turisti. Immaginate Roma libera dalla nostra presenza». «Sai che palle», disse la psicologa. «Immaginate questa città deserta, – continuò lo scrittore, – fatta soltanto di fontane, di porticati, di giardini, di basiliche, fatta di statue al centro delle piazze ma anche di lampioni, di ospedali, di tralicci, di radioline lasciate sui balconi. Bandite le persone, sarebbero le cose a dialogare finalmente tra di loro. In nessun luogo come a Roma, questo dialogo sarebbe più musicale, più ispirato, più fecondo, più denso di significato».<br /><br />«Ma che cazzo stai a di’?», rise di gusto l’architetto.